Nelle settimane passate ho affrontato un discorso relativo al femminile in letteratura: è un argomento che studio e di cui scrivo da tempo, in particolare nella fantascienza.
(L’ultimo mio pezzo in ordine di tempo è uscito su Linus di Agosto, ancora in edicola!)
Le donne sono state emarginate dalla cultura, dalla letteratura, da qualsiasi confronto pubblico per la quasi totalità della storia umana.
Oggi la situazione è migliorata, grazie principalmente alle strenue battaglie femministe degli ultimi trecento anni.
Non siamo ancora alla parità, però.
Intanto, tutto il mondo NON è paese: ci sono luoghi nei quali le donne lottano anche solo per sopravvivere ai parti, alle violenze domestiche, sessuali e di genere, e la loro voce è brutalmente censurata.
Inoltre, le cose cambiano anche a seconda dei mezzi di comunicazione, o dei generi letterari, o dei pubblici di riferimento.
Ad esempio, qualche tempo fa, nel corso della convention Stranimondi, la studiosa Giulia Iannuzzi tenne una conferenza che dava conto della presenza femminile nelle serie TV.
Trovi qui il report: Donne al telecomando, Giulia Iannuzzi @Stranimondi2017
Recentemente ho pubblicato qui sul blog una riflessione a partire dalla serie Fleabag, sullo stereotipo della superdonna e sulle donne al potere: Ancora in tema rosa: lo stereotipo della superdonna e le disparità nelle narrazioni.
(Il post, tra parentesi, viaggia sui tremila click: grazie!)
Sono felice di poter aggiungere a questi contributi (sono piccoli pensieri, che però scriviamo in poche, tanti, da tanto tempo!) anche un articolo scritto insieme alla mia socia Elena Di Fazio. Lo postammo sul nostro blog di fantascienza ed è stato ripubblicato, in una sua versione aggiornata, sul numero 87 della rivista Robot, il magazine di riferimento della fantascienza italiana, su esplicita richiesta dell’editore.
Il pezzo si intitola “Antologie al femminile: è discriminazione?”.
Parla delle antologie che comprendono racconti di sole donne, antologie spesso accusate di “sessismo al contrario”. A partire dalla polemica che accusa di discriminazione le antologie di donne, abbiamo parlato proprio di discriminazione: cos’è? Quando si verifica? Come riconoscerla, e come relazionarsi a essa?
L’attuale supposta “rimonta” delle donne avviene dopo molti anni di fatica. E capita, come in questo caso, che il solo fatto di essere donna fa avere meno chances, meno riconoscimento, meno successo e attenzione nella fantascienza. Non è una supposizione, ci sono precise testimonianze in questo senso di chi ci è passata.
da: “Antologie al femminile: è discriminazione?” su Robot n. 87
Il pezzo contiene testimonianze di scrittrici che ho ascoltato direttamente: Tricia Sullivan, Pat Cadigan, Margaret Atwood.
E riporta anche un interessante esperimento condotto poco tempo fa dalla blogger Romina Braggion.
Desiderosa di saperne di più sulle autrici che seguo, sabato 16 febbraio 2019, ho posto un quesito nella mia pagina personale di Facebook:
Da Esperimento social, Diario di Errebì
“Sto seguendo con piacere molte scrittrici italiane di Fantascienza. Cosa comporta scrivere fantascienza per una donna?”
Ho taggato alcune amiche scrittrici e puntuali sono giunte le risposte. Tra esse una considerazione: la stessa domanda non è mai rivolta agli uomini. Come mai? Ho quindi pensato di porre rimedio alla svista pubblicando subito un secondo post rivolgendomi agli uomini:
“Generi, parte seconda. Cosa comporta scrivere fantascienza per un uomo? Italiano?”
Le risposte a questa domanda e le considerazioni derivate sono davvero interessanti e lascio a te il piacere di scoprirle dalla “viva penna” di Romina, che ha realizzato anche una bella infografica qui: Esperimento social, dal Diario di Errebì.
Io concludo questo post (che ho iniziato a scrivere a braccio come un piccolo avviso e che invece è diventato, spero, una piattaforma di lancio per ulteriori riflessioni) auspicando che di narrativa delle donne si parli sempre di più… che noi donne parliamo di noi stesse sempre di più. Con le nostre voci e i modi autonomi che troveremo. Pensandoci come soggetti completi e indipendenti da quelle visioni maschili che ci vedono e ci vogliono sempre “per differenza”.
Dopo tanto, tanto tempo passato solo in difesa abbiamo finalmente la possibilità di agire in modo proattivo, grazie alle donne che hanno lottato prima di noi e per noi.
Oggi, la gran parte delle azioni e delle scritture delle donne non sono certo per attaccare o per ferire, ma, tanto per dirne una, per auto-normarci nella rappresentazione.
Se questo è inteso da molt* come aggressivo, che dire… il problema è loro.
Da parte mia, spero che i detrattori delle antologie al femminile abbandonino l’atteggiamento pregiudizialmente oppositivo e che le persone che non leggono donne per principio (sì, esistono!) possano ricredersi e apprezzare anche le Altre da sé.
Più di ogni altra cosa spero che tante persone, donne, uomini e di altri generi, possano trovare le loro voci e le loro soggettività in modo sempre più indipendente dalle catene di genere.
Per questo e di questo continuerò a scrivere. (E a partecipare a conferenze, ad ascoltare grandi autrici e intellettuali, a registrarne le parole, ad aiutare le mie figlie a costruirsi liberamente, a combattere le discriminazioni, a scendere in piazza…) Tutto questo, ça va sans dire, fa parte anche della mia esperienza di scrittura felice!
Se vuoi leggere il pezzo “Antologie al femminile: è discriminazione?” lo trovi insieme a molto altro sul numero 87 di Robot, disponibile in formato cartaceo e in ebook.
Buona lettura e auguri per le tue lotte, qualsiasi esse siano.