30 maggio. Omaggio a Giovanna D’Arco

Il 30 maggio 1471 veniva arsa sul rogo Jeanne D’Arc, Giovanna D’Arco.

Figura storica misteriosa, importante, sfuggente ma viva nell’immaginario e persino rilucente in filigrana, nei verbali inquisitoriali degli interrogatori che ha affrontato con lucidità e fierezza.

Ho tentato anche io di omaggiare questa figura.

Nel racconto “La città della gioia”, Giovanna D’Arco è iniziatrice di una linea di parole di donne, che si trasmettono lungo un continuum storico rovesciato. In esso, Anastasia Romanovna scampa al massacro dei bolscevichi, e porta in salvo con sé anche le parole (di pace!) di Jeanne… allegorie di una città di gioia.

Anastasia iniziò a parlare piano, come se raccontasse una favola: — Santa Giovanna era una guaritrice, soggetta a visioni mistiche, in comunicazione diretta con Dio.
— Come quel sant’uomo — commentò Paša tra i denti.
— Potrebbe essere… Anche Rasputin riusciva a guarire mio fratello… faceva profezie, e avversava la guerra. Nemmeno Santa Giovanna la voleva, e rifiutò di aiutare il Re francese, che la voleva alla testa delle sue truppe. Fuggì, riparò in un convento, dove viveva una donna molto importante. Un’intellettuale femminista, potremmo definirla adesso.
— Cristina.
— Sì. — Sorrise. — Cristina di Pizan le diede albergo e riportò le sue visioni per iscritto. Santa Giovanna era analfabeta. — Come quel sant’uomo, si ripeté. All’improvviso Anastasia pensò che forse era stata proprio Santa Giovanna a proteggerla dal Cielo e ad aiutarla contro Rasputin. Una guaritrice l’avrebbe fatto? Avrebbe permesso l’assassinio, per qualcosa di più grande?

(“La città della gioia”è in “Lo Zar non è morto”, 2020, Kipple edizioni. L’immagine che segue è di Eugene Thirion, mi è piaciuta perché qui Jeanne è la giovane mistica alla quale tutto poteva ancora accadere)

Altra antologia, altro racconto, altro omaggio, sebbene più nascosto. In “Il libro di Flora”, racconto solarpunk incluso nell’antologia “Assalto al Sole” (Delos Digital 2020) la protagonista Flora Conti è stata cresciuta da sua zia, Cristina Pizzano, in seguito alla morte di sua madre, di nome…

– Dottoressa Giovanna Pizzano – scandì all’agente. – Proprio qui alla Colombo, durante un decollo… un attentato di quegli eversivi, la brigata PROPP. Bruciarono tutti, all’altezza della litosfera… una morte terribile. Deve odiarli molto, vero?
Il braccio mi doleva come sotto i colpi di un martello. (…) Dissi una mezza verità: – Non conoscevo
bene mia madre. Ha sempre lavorato qui. La vedevo solo durante i suoi permessi.
– Giusto. La Conti è stata cresciuta dalla sorella della Pizzano, una maestrina di campagna.
– Classicista – precisai gelida.
– Umanista! – rimarcò lui, salendo di tono di un’ottava.

Come nel caso della vera Giovanna, però, il fatto che Giovanna Pizzano sia bruciata è solo l’ultima parte di una lunga storia, che trapela pian piano dalle vicende.

Illustrazione di Fury Galluzzi

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