Domenica 13 ottobre sono passata a Stranimondi, la convention del libro fantastico arrivata ormai alla sua decima edizione.
Domenica mattina: presenze e mancanze
La mia è stata una visita non programmata: avevo diversi impegni familiari e fino all’ultimo non sono stata sicura di riuscire a liberarmi. Quest’anno, inoltre, la mia socia Elena Di Fazio non poteva venire: Stranimondi l’abbiamo sempre fatta insieme, lei e io non ci vediamo dalla Stranimondi precedente, quindi da ben un anno, e questo fatto mi ha demotivata e anche un po’ intristita, facendomi sentire la sua mancanza.
Alla fine, però, sono riuscita a liberarmi dagli impegni e ho avuto comunque compagnia: è venuta con me la mia figlia maggiore, Stella, che è ormai sulla soglia dei 15 anni e dopo tanti anni in cui mi ha vista sparire e tornare con pile di libri fantastici mi ha chiesto di portarla a visitare la convention. La sua presenza mi ha riempita di gioia e mi ha aiutato a sentire un po’ meno la mancanza di Elena, che pure c’è stata, e c’è.
Stella e io abbiamo aperto la giornata alla grande, con una colazione al volo insieme a Caterina Franciosi, amica scrittrice ed editor, e al suo compagno Diego Ruboni, grafico e illustratore. Abbiamo chiacchierato piacevolmente di progetti comuni e del lavoro con Delos Digital: Caterina è autrice di diversi racconti in catalogo e per Delos cura anche la collana “La via della seta”, dedicata alle storie orientali.
Dopo aver salutato i due in partenza verso la Romagna, siamo entrate alla UESM, la Casa dei Giochi di via Sant’Uguzzone, e passeggiando tra tavoli, incontri e chiacchiere è passata tutta la mattina. Che orgoglio poter presentare a tutti la mia ragazza!
Stella è rimasta con me anche a pranzo, poi è andata a casa a fare i compiti e io sono tornata dentro, per passare alla con anche il pomeriggio.
Luogo: una sede storica, una sede piccola
La cosa che ho notato, e che in molti mi hanno confermato, è che questa edizione ha visto una affluenza record: era percettibile domenica, ma sabato, così mi è stato riferito, ha portato a un pienone mai visto. Conti alla mano, gli oltre 2000 accessi fanno di questa decima edizione un’annata record.
Nei resoconti successivi che ho letto, e in scambi di idee personali, sono in tanti a constatare come la sede della Casa dei Giochi sia ormai un po’ stretta. Tuttavia, la “migrazione” verso un luogo più ampio non è semplice, sia per indubitabili ragioni storiche e affettive (la UESM ha accolto Stranimondi dalla sua nascita e ancor prima ospitava i Delos Days), sia per questioni logistiche. Milano è una città ormai congestionata dagli eventi, dalle fiere, dalle rassegne, con un’offerta culturale fuori da ogni proporzione e, parallelamente, con un affollamento e una speculazione enormi, che si ripercuotono sulla disponibilità e sul costo dei luoghi.
Il fatto che nella metropoli che si dice più “smart” d’Italia ci siano questi problemi, e che operatori culturali veri preferiscano sottodimensionarsi, pur di non finire tritati di problemi o pelati vivi dai costi, per me la dice lunga, ma ognuno tragga le proprie conclusioni.
Quello che constato, anche a fronte di commenti abbastanza tranchant in merito, è che un cambio di sede sarebbe logicamente cosa da farsi, ma non è così semplice e a portata di mano come può sembrare.
Clima generale: due umori diversi
Un’altra cosa di cui non ho potuto non accorgermi a Stranimondi è stata una sorta di cesura tra due diversi gruppi di persone.
Una parte più ampia, amante del fantastico in generale, era felice ed entusiasta di esserci, come gli scorsi anni, se non di più.
Ci sono state anche nuove case editrici presenti, ad esempio Mercurio, editore indipendente con un’offerta molto particolare, che non si rivolge a un pubblico specializzato, ma che ha ritenuto comunque utile e desiderabile farsi conoscere a Stranimondi. Mi pare un bel segnale.
Nella cerchia più delimitata e riconoscibile (per me, che ne faccio parte) degli operatori della fantascienza italiana, l’umore passava invece dal cupo allo smarrito. Questo perché, come ho appreso direttamente lì in loco, la relazione annuale di Franco Forte, direttore Urania, alla platea di fantascientisti è stata funesta.
Forte ha affermato di essersi stancato del clima che lui percepisce e valuta come molto negativo, e che per quanto lo riguarda il tentativo di portare al grande pubblico di Urania la fantascienza italiana può considerarsi chiuso. O meglio, parzialmente chiuso: resterà il Premio Urania a proporre ogni anno un autore meritevole, e il Premio Urania short (creato proprio da Forte) per i racconti italiani; lui però non si occuperà più di curare le antologie Millemondi con la scelta annuale di racconti italiani.
Il nuovo (?) ciclo di Urania
Le dichiarazioni di Forte non sono arrivate inaspettate, visto che l’editor e autore aveva espresso stanchezza e irritazione in due video usciti a poca distanza da Stranimondi. E le sue parole non implicano (come ha poi spiegato in una intervista successiva) una chiusura totale, bensì un passo indietro dal punto di vista personale, motivato non solo da ragioni emotive, ma anche dai numeri di Urania, dichiarati ottimi per tutte le uscite tranne che per gli italiani (escluso il Premio Urania) e quindi non abbastanza solidi da permettere di continuare lo sforzo da parte sua all’interno della grande e complicata industria mondadoriana.
Facendo la tara ai suoi modi veementi, a cui chi lo conosce ha imparato ad adeguarsi, ma che comunque hanno provocato impressione e turbamento (non infondati, visto che lo scorso anno la “promozione interna” in Mondadori annunciata sempre da Forte provocò applausi e commozione in sala sull’onda di un ottimismo oggi naufragato), restando ai fatti la variazione è questa: il Millemondi non vede una cancellazione ufficiale, ma il ritiro di Forte dal timone; e le dichiarazioni di un direttore editoriale che fino a oggi erano state di impulso e incoraggiamento si chiudono con un epilogo negativo, con il ridimensionarsi del suo impegno personale.
Fuoco & flame nell’acqua torbida
A diverse settimane di distanza, però, la questione non si è placata, anzi, è andata ad aggravarsi grazie a una combinazione micidiale.
La quasi totale identificazione della “fantascienza italiana” con Urania; una mentalità “della scarsità” e dunque la competizione per un (supposto) posto al (discutibile) sole; una discussione affidata quasi totalmente ai mefitici social e a reazioni “di getto”: tutto questo ha generato una serie ravvicinata di interventi non migliorativi e una robusta dose di fracasso e confusione.
Con mio grandissimo dispiacere, sia i cambiamenti Urania che le polemiche a essa correlate stanno allontanando dalla fantascienza lettori e lettrici di valore e persino autrici e autori la cui mancanza, che spero solo momentanea, sarà un grande danno per tutti.
Dati questi fatti, la cosa più utile che posso fare è evitare di aggiungere la mia voce al fracasso, continuare a ragionarci su e poi… e poi non so nemmeno io.
Hai la pazienza di aspettare fino a che il fango si depositi e l’acqua sia chiara? Riesci a rimanere immobile fino a che la giusta azione non emergerà da sé?
Lao Tzu
Panel: il gotico
Torniamo a Stranimondi.
Dopo le conversazioni con gli amici, che per me è sempre bello rivedere in questa magica cornice comune, sono riuscita a partecipare a un panel: “Veglie attonite. Incubi, doppi e infestazioni della voce gotica”, con Franco Pezzini e Chiara Meistro.
Nel XXI secolo il gotico, padre dei generi narrativi moderni nei giorni di Walpole e Füssli, non ha perduto il suo senso e la sua voce. Il linguaggio del notturno e del rimosso, del pauroso e dell’umbratile mostra anzi una notevolissima vitalità, sia nel recupero di classici riscoperti con nuove proposte da nuove generazioni di lettori, sia nello stimolo a una nuova produzione visionaria, come nello sviluppo di una peculiare via siciliana di valore autenticamente letterario. Qualcosa che interpella, scrive Le Fanu, “alcuni dei misteri più profondi insiti nel dualismo della nostra esistenza e nelle sue forze intermediarie”.
Si è trattato di una conferenza preziosa, ricca di idee e suggestioni. Il maestro Pezzini e l’esperta di iconografia Meistro hanno dato vita a una conversazione interessante, portandoci per mano attraverso la storia, l’evoluzione editoriale e l’immaginario anche visuale di un genere del fantastico, il gotico.
Ascoltandoli ho capito che, per essere conosciuto e compreso, il gotico ha bisogno di una certa dose di coraggio: interiore, viste le figure e i simboli coinvolti, e anche “sociale”, per così dire, poiché lo sguardo gotico è diretto dentro l’ombra del mondo e delle persone, e ciò lo porta a rifuggire da semplificazioni e compiacenze.
Forse, chissà, anche per questo è un genere presente e forte nella dimensione popolare, in quell’immaginario vivo, spontaneo e corrosivo che le élites e l’industria cercano da sempre di manipolare o di sfruttare, ma che, si spera, non sarà mai assimilabile né assimilato completamente da nessuna delle due sfere.
Chissà se questa qualità umbratile ha qualcosa da dire anche a chi scrive fantascienza. Si spera!
Libri
A Stranimondi ho visto tanti bei libri, e ne ho acquistato solo uno: “Il vampiro e altre novelle gotiche”, edito da Neropress, una raccolta di quattro storie di Aleksej Konstantinovič Tolstoj, in una nuova traduzione dal russo a cura di Marco Battaglia, che ho avuto il piacere di conoscere lì al tavolo Neropress.
Questa antologia raccoglie per la prima volta in italiano tutte le novelle gotiche di A.K. Tolstoj.
Ne La famiglia del vurdalak, il marchese D’Urfé è testimone della disfatta di una famiglia a causa del vampirismo. In Appuntamento tra trecento anni, un corteggiamento amoroso diventa una fuga precipitosa da un consesso di fantasmi. Ne Il vampiro, una vicenda ambientata tra Mosca e l’Italia vede l’avverarsi di un’antica maledizione famigliare. In Amena, finora mai tradotto in italiano, un monaco misterioso racconta una storia di tentazione e abiura nell’antica Roma.
Un volume imperdibile per tutti gli amanti dei classici gotici e della letteratura russa.
Un altro romanzo che mi ha molto incuriosita, e di cui ho deciso di posticipare l’acquisto per questioni logistiche e di lista di lettura, è “Lo studente del divino” di Michael Cisco, edito da Mercurio.
Lo Studente del Divino, visionario esordio di uno dei maestri del neogotico, è un cammino iniziatico e allucinato negli oscuri labirinti della conoscenza, da cui è possibile tornare vivi solo dopo aver attraversato il regno dei propri incubi.
(Giuro che è solo scrivendo il post che mi sono accorta di questa prevalenza del gotico nel discorso!)
Parlando di libri, ho anche preso tutti quelli di Delos Digital. Letteralmente: me ne sono andata da Stranimondi con la macchina piena di scatoloni, diretta verso una nuova avventura, ovvero la prima edizione di Mysteria, fiera del fantastico a Brescia, con la vendita e i panel affidati totalmente alla mia responsabilità. Ma questa è un’altra storia.
Stranimondi si conferma un appuntamento bello e importante per il mondo del fantastico italiano. Un mondo che, a dar retta a certe opinioni troppo legate ai numeri e ai riflettori dell’industria, praticamente non esiste nemmeno. Invece è vivo, vitale, reale e produttivo.
Voglio concludere la mia relazione stranomondesca nominando i sentimenti che mi hanno accompagnata nel vivere e nel riepilogare: un misto di fatica, tristezza, speranza e determinazione. Sono sentimenti diversi e tutti significativi, sentimenti che penso sia normale provare, prima o poi, in un percorso lungo, dove molto è stato scritto e molto ancora da scrivere. Si spera 🙂