Per scrivere e pubblicare felice, il secondo passo è: COMPRENDI #scrivifelice

Eccoci al secondo post della mia serie estiva #scrivifelice!

La serie è dedicata ai miei consigli, basati su quindici anni di esperienza come editor professionista indipendente, su come intraprendere un percorso di scrittura felice.
“Percorso di scrittura felice”: ovvero, un lavoro mirato:

  • a scrivere bene,
  • a migliorare il tuo stile e le tue pratiche,
  • a pubblicare in modo soddisfacente (poi vedremo cosa significa!)
  • e dulcis in fundo a mantenere il buonumore e a bandire dalla tua vita (scrittoria, per lo meno!) delusioni, depressioni e amarezze.

Rilevo molto spesso sentimenti del genere in chi ama scrivere, e in parte li capisco: la scrittura è un’attività a volte solitaria, ed è legata a doppio filo al riscontro di qualcun altro, alla lettura che ottieni.

Tuttavia, proprio tenendo presente questo aspetto delicato possiamo lavorare su noi stess* per stare meglio e per non far dipendere tutta la nostra soddisfazione solo e soltanto dal mondo esterno.

L'arte di scrivere felici

Le puntate precedenti:

Oggi facciamo il secondo passo, indispensabile nel processo della scrittura. L’ho intitolato: COMPRENDI!

Il mio approccio: una scrittura olistica

Non è un caso se parlo di processo di scrittura: lo scrivere tout court è solo una delle tappe.
Quello che ti sto per consigliare è un altro passo che precede l’attività della scrittura, e che, ahimé, non trovo spiegato da nessuna parte.

I blog di scrittura sono tanti, i professionisti che ti danno consigli fioriscono (e questa, come dicevo nel post di apertura, è una buona notizia anche per me), eppure nessuno ha un approccio alla scrittura che sia davvero globale, o meglio ancora: olistico.

Olistico, esatto! Perché la scrittura, la passione per lo scrivere e la voglia di raccontare una certa storia non nascono dal nulla, ma scaturiscono da condizioni precise, irripetibili e globali: hanno a che fare con chi sei, con la TUA storia, con la tua vita e le tue attitudini.

Che hai in testa? Che ci fai tu, proprio tu, con una penna in mano?

Più che una domanda, una questione di metodo

Quella che ti ho appena fatto non è una domanda retorica, né un rimprovero.

Piuttosto, è una cosa che sono spesso costretta a chiedere ai miei autori e autrici. Devo metterl* con le spalle al muro, devo richiamarli alle loro motivazioni e alle loro verità, devo fare questo lavoro perché non lo hanno fatto loro, e perché nessuno ha mai detto loro che quando si fa una cosa importante, è pure importante comprendere le motivazioni di base che si hanno nel farla.

Vuoi scrivere, giusto? Perché? Ragionaci.
Chiediti cosa cerchi nella scrittura.

Per te è importante terminare qualcosa?
O vuoi lanciare un messaggio preciso, di tipo morale, civile, etico, estetico?
Vuoi che la società ti riconosca come scrittore e come scrittrice?
Hai bisogno di parlare di te, della tua esperienza?
O vuoi buttare giù qualcosa che ti faccia guadagnare soldi?

Queste non sono domande oziose, né questioncine che puoi affrontare quando ti capita, tra un capitolo e l’altro.

Perché, vedi, nei manoscritti che mi trovo a leggere ogni mese possono esserci tanti difetti, è una cosa del tutto fisiologica: a volte l’intreccio si ingarbuglia, o qualche dialogo non brilla, ci sono scene da riscrivere o da eliminare… tutto nella norma!
Poi ci sono anche storie apparentemente “fatte a regola d’arte”, che però faticano a ingranare: oltre a una forma corretta e a intrecci e personaggi da manuale di scrittura creativa, hanno un che di vuoto, di secco, sono poco più di un compito a casa.
Poi ci sono storie che, in modo speculare, sono del tutto fuori fase: scantonano, dichiarano qualcosa che poi smentiscono (ad esempio presentano come positivo un personaggio che in realtà si comporta malissimo, oppure come vittima un personaggio in realtà aggressivo e nefasto).
E poi ci sono le storie a metà, quelle che mi manda chi si è arenato nel famigerato blocco dello scrittore.

Cosa hanno in comune tutte queste storie, questi problemi, queste impasse grandi o piccole? Al di là degli aspetti “meccanici” e narratologici?

La radice delle storie

Hanno in comune il fatto che la loro radice non è stata ben compresa e identificata.

Devi essere consapevole di ciò che ti spinge a iniziare a scrivere, prima di cominciare! E poi, devi scrivere rispettando quella motivazione.

Dopo tanti anni di lavoro su testi di ogni tipo, sono in grado di aiutare chi li ha scritti a risalire a questa motivazione, con una serie di domande e considerazioni ben precise che inserisco nella scheda di valutazione, e che non posso riportare qui, perché vanno “declinate” sul singolo testo.
Se vuoi approfondire il senso del nostro lavoro di editing, e come ricopriamo questo delicato ruolo, puoi leggere: L’editor, architetto della bellezza di un testo.

Tornando alla motivazione, ho da proporti una bella citazione che ho trovato in una serie appena vista: “L’alienista”. (Ne parlerò presto in relazione al giallo, c’è molto da dire!).
Il magnate J. P. Morgan, uomo senza scrupoli eppure franco e coraggioso, a un certo punto afferma:

Ci sono sempre due motivi per cui uno fa qualcosa.
Il buon motivo e il vero motivo.

Da “L’alienista”

Direi che questo capolavoro di cinismo può essere ribaltato in qualcosa di positivo: qual è il tuo vero motivo, quello che batte nel cuore della tua storia, la prima immagine o parola, la prima emozione che l’ha fatta nascere di primo impulso?

COMPRENDI questo.

Guardalo bene, sentilo, e se è vero sarà anche buono.

Sarà lo spirito infuso in ogni riga, sarà l’appiglio che ti aiuterà ad andare avanti quando avrai dubbi o pause, sarà il punto che dovrai tenere ben presente durante la revisione… Anche per rimetterlo in discussione, perché no?

L’importante è che tu capisca cosa succede dentro di te quando sei nei primissimi momenti di ideazione, perché è ciò che poi andrai a mettere nella tua storia… se bene o male, dipenderà dalla tua consapevolezza.

Dove devi andare?

La direzione che vuoi prendere è la tua motivazione, che deve auspicabilmente realizzarsi nella tua meta, e determina dove arriverai.

E occhio: deve essere la tua direzione, non:

  • quella più “giusta”, qualsiasi cosa significhi; se per te non è anche “vera”, è sbagliata;
  • quella che supponi, che credi, che ti auguri… siamo onesti, spesso non ci serve una riflessione così approfondita: la prima cosa che ci viene in mente è quella che significa di più, non servono troppe macchinazioni;
  • quella furba, smart, trend, che speri ti faccia guadagnare (a meno che la tua direzione sia il guadagno con opere furbe, in quel caso fai pure ^^);
  • quella che raccomandava l’esimio scrittore ottocentesco sifilitico e maledetto.

Sei tu che devi scrivere e sarai tu a dover portare avanti la tua opera nel bene e nel male, finché nuovo romanzo non vi separi.

Sposa le tue vere motivazioni, perché saranno quelle a sostenerti davvero nei momenti di frustrazione.

E non solo: prendi nota. Fissale su un foglio, magari con una bella mappa mentale, e torna lì, torna a rileggerti quando sentirai di averne bisogno. Non è “pensiero positivo spicciolo”, non è bella teoria: funziona davvero, aiuta davvero, diversi autori e autrici mi hanno confermato tra la felicità e la sorpresa che la mappa mentale può davvero mettere il turbo tanto alla pratica quando al morale.

Sul Manuale di scrittura di fantascienza abbiamo dedicato un esteso paragrafo alla mappa mentale, che deve precedere ogni altra scrittura.

Per tutto il resto, continua a seguirmi 🙂

Nei prossimi post, che pubblicherò ogni martedì per tutta l’estate, procederemo insieme alla scoperta di un nuovo modo di vedere la scrittura.

Un modo che tenga insieme il miglioramento delle tue qualità letterarie, la consapevolezza del contesto e un atteggiamento mentale positivo: per scrivere bene, pubblicare cum grano salis e vivere felici.

Prossimo passo: PIANIFICA.

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