In cammino per Tor Marancia

In questi caldi giorni di giugno, ho fatto una passeggiata con le mie figlie e mia mamma nel quartiere dove mia nonna ha vissuto la sua intera vita romana: Tor Marancia.

Tor Marancia era una borgata di periferia, in una zona malsana e acquitrinosa. La caustica ironia romanesca le ha appioppato per questo il nomignolo di “Shanghai”, per assonanza ideale con uno scenario di risaie cinesi.

Mia mamma, cresciuta lì, mi racconta che giocava per strada, con i bambini del quartiere, ma che quando passava la voce che arrivavano i “tormarancini” loro scappavano tutti e si rifugiavano nelle case o nei cortili condominiali, perché i ragazzini di Shanghai erano temuti per la loro brutalità da borgatari.

Tor Marancia è anche un luogo di socialità ed esperimenti popolari, di centri sociali, di case occupate.

Via Attilio Ambrosini, Roma

Nel 2015 ha goduto di un progetto di riqualificazione urbana molto particolare: tra l’8 gennaio e il 27 febbraio, 20 artisti internazionali di street art hanno abbellito 11 palazzine con 22 murales monumentali, creando un “museo condominiale”.
Le opere hanno un legame particolare con le palazzine su cui sono dipinte: il bambino del primo palazzo è Luca, che un tempo aveva abitato proprio lì, e l’opera si intitola “Bambino Redentore” dell’artista francese Seth.

Mi piace molto questa enfasi sul sacro: tra le opere ci sono Madonne e richiami spirituali insieme a suggestioni naturalistiche e art nouveau.

Su Big City Life la descrizione del progetto e tante immagini.

Di seguito invece qualche scatto della nostra passeggiata tormarancina. E grazie a Solarpunk Italia per averle diffuse sul canale!