Nuova fase: apartheid / Covidistan

Domani si apre una nuova fase di questa nuova era autoritaria: le “politiche pandemiche” qui in Covidistan stringono ancora le maglie: inizia una vera e nuova apartheid contro una minoranza di dissenzienti politici (della quale mi pregio di far parte), anche grazie a una base di consenso popolare piuttosto ampia.

Nulla di tutto questo arriva inaspettato.

Guardandomi indietro e rileggendo le citazioni “distopiche” che ho usato per commentare i fatti di questi mesi, da agosto (introduzione gp) in avanti, mi rendo conto di una escalation solo apparentemente caotica, in realtà molto ben diretta da un potere che fa del caos e dell’arbitrarietà degli strumenti di dominio efficaci e brutali.

Questo guardarsi indietro mi pare utile, quindi ti ricordo qui il “diario”, ovvero la raccolta in ordine cronologico delle citazioni distopiche, per chi ha voglia di ripercorrerle insieme.

Il mio appello di agosto resta valido: facciamola insieme, questa cronaca, costruiamo insieme un diario di citazioni e letture per decrittare il presente e restare sveglie/i. Sono qui, chi vuole mi scriva.

Se dovrò proseguire da sola, cosa che non ho problemi a fare, allargherò probabilmente il campo.

La distopia aiuta ma non basta, e dato il silenzio generale (con eccezioni significative) da parte di chi ama la fantascienza, che non mi pare abbia voglia di dare un contributo specifico né averne la necessità, non ho cosa mi impedisca di variare genere, sperando così anche di interessare persone con inclinazioni letterarie più varie.

Oltre alle lettere, il mio impegno dissenziente prosegue su altri livelli.

Quando una legge è ingiusta disobbedire è un dovere: e credo che liberarci di questo governo, del lasciapassare e delle politiche sanitarie pandemiche significherà liberarci tutte e tutti, e tornare a parlare di diritti, fuori dalla gabbia degli inutili, assurdi, illegittimi, lesivi doveri calati dall’alto come botte di ascia.

“La libertà, come tutti sappiamo, non fiorisce in un paese che sta sempre sul piede di guerra, o che si prepara a combattere. Una crisi permanente giustifica il controllo su tutto e su tutti, da parte del governo centrale.”
Aldous Huxley, “Brave new world”, 1932.

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