“Bisogna elaborare una nuova utopia che costituisca la stella polare che permetta l’orientamento per chi si voglia opporre alla soluzione tecnologico-totalitaria alla cinese. Bisogna andare verso una società dell’equilibrio tra sistemi umani e natura.
Una società che riduca al minimo i livelli di violenza nelle relazioni tra gli uomini, ma prima di tutto riduca al minimo i livelli di violenza dei sistemi umani contro la natura; che riconosca la natura come un tutto preesistente all’uomo e a lui indisponibile; che riconosca, in una parola, la sacralità della natura (natura umana compresa). Ma questo non può essere fatto semplicemente restaurando la democrazia come l’abbiamo conosciuta.”
Si tratta di una citazione da un denso pezzo di Aligi Taschera: “Crisi sistemica e movimento”, pezzo pubblicato sul blog di Resistenza Radicale, movimento al quale mi sono unita a dicembre.
Vorrei la leggesse (insieme al pezzo intero) chi, nella galassia del dissenso, sta mettendo in dubbio la narrazione dominante relativa al “cambiamento climatico”.
Trovo che questa messa in dubbio abbia motivazioni comprensibili, ma porti a conclusioni assurde e autolesioniste.
Bisogna sì contrastare la pappa del “cambiamento climatico provocato dal cambio di mutande” (degna propaggine della ggantesca macchina di menzogna allestita con il pretesto della “crisi sanitaria”: it’s Covidistan, baby!). Ma bisogna farlo per concordare su teorie e pratiche ben più radicali, sistemiche, profonde e vere.
Il “riscaldamento climatico” non esiste in questi termini.
Esiste una classe di persone che sta avvelenando il pianeta.
Bisogna tornare a Pelletier e al suo “Clima, capitalismo verde e catastrofismo” per capire cosa ci stanno apparecchiando. Non certo per negare che c’è un enorme problema ecologico, attaccandosi a stronzate come “l’anno scorso ha fatto più caldo”!
Chiedo quindi a chiunque stia provando come me sussulti di ribellione contro la fuffa della “transizione ecologica” e del “se sei ecologico, vinci la guerrah” di LEGGERE ATTENTAMENTE questo scritto di Aligi Taschera, per ripartire da qui.
In arrivo altre riflessioni sul tema, nelle quali ragionerò su un problema speculare: la stigmatizzazione dei cosiddetti “negazionisti” da parte di chi ha a cuore l’ecologia, e magari comunica scienza e questioni climatiche.
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