Albania “paese ospite”?
O piuttosto “cugino povero”?
Via Albania Letteraria, un parere articolato e piuttosto critico di Petrit Ymeri, direttore della Fiera del libro di Tirana e membro dell’associazione editori albanesi, sull’organizzazione del Salone Internazionale del Libro relativamente all’invito e alla gestione della presenza albanese al Salone 2023.
Così, quest’anno, riceviamo improvvisamente (forse negli ultimi giorni di Gennaio 2023) e con scarsissimo preavviso, la notizia che l’Albania sarà al Salone. Non conosco le ragioni di un annuncio così tardivo (parliamo di meno di 4 mesi fa), da parte dal Salone del libro, per un evento di un peso notevole per l’editoria albanese, che, probabilmente, si ripeterà dopo diversi decenni.
Dall’intervista su Albania Letteraria
Riteniamo tutto questo sintomo di scarsa considerazione nei confronti dell’Albania. Naturalmente, è il nostro parere.
Al di là dell’opinione (comunque fondata e importante, dato il ruolo), Ymeri illustra alcuni fatti da tenere in considerazione.
Come mai non c’è nessun autore o autrice albanese nella cerimonia di apertura?
Come mai si è deciso di concentrare la presenza albanese unicamente in “Sala Albania” invece di favorire scambi diffusi?
Con quali criteri è stata inserita la presenza di voci non albanesi, ma arbëresh e pugliesi, nello stesso programma tematico?
Penso che ragionare su questi aspetti in ottica migliorativa possa favorire tutti gli attori della vicenda, per un Salone migliore.
E di certo farebbe fare una figura migliore alla parte italiana: l’Italia nei confronti dell’Albania è frequentemente e immotivatamente distratta, insensibile, arrivista. Gli albanesi invece ci vogliono bene. Prima o poi ci chiederanno anche di meritarcelo!