Perché leggere a voce alta? Per la meraviglia!
Così scriveva Daniel Pennac nel 1993, presentando la figura incantata del leggistorie.
Leggere a voce alta è un’attività oggi secondaria: quante volte in un anno ci troviamo a leggere un testo a voce alta a qualcun altro?
Se hai o hai avuto bambini, sicuramente lo hai fatto più della media.
La lettura ad alta voce ha dei benefici durevoli sui nostri figli a partire da quando sono ancora nella pancia, per non parlare poi di quando iniziano a scoprire il linguaggio e a riconoscere le immagini.
Leggere ad alta voce a un bambino è fargli un regalo dal punto di vista cognitivo, sensoriale, e soprattutto emozionale e umano, perché una bella fiaba letta in modo coinvolto e coinvolgente è un momento di condivisione prezioso.
(Leggi in proposito: I bimbi piccoli e la lettura)
Che c’entra tutto questo con lo scrivere e il pubblicare?
C’entra. Eccome.
Se siamo qui a parlare di scrittura bella ed efficace, è perché vogliamo che quello che creiamo raggiunga qualcuno. Che sia letto. E perché non ascoltato?
Pubblicare infatti non significa solo “stampare”.
Possiamo intenderlo in senso letterale: rendere pubblico. Significa uscire nel mondo e lasciare la propria opera in mani o… nelle orecchie altrui!
Hai mai provato a rileggere un tuo scritto ad alta voce? Qualcosa cambia, vero?
Un consiglio che do sempre agli autori con i quali lavoro:
rileggi a voce alta tutti i passi sui quali sei in dubbio!
Naturalmente in fase di revisione, quando il romanzo/racconto è concluso e bisogna lavorare di lima, di forbici o direttamente a colpi di scure. Ascoltare quello che tu stesso hai scritto ti consente di capirne meglio il ritmo, di valutarne il lessico e molto altro. Il senso dell’udito è un alleato prezioso, vedrai!
Lettura silenziosa, lettura soltaria ad alta voce… tutto cambia ancora se mentre leggi qualcuno ti ascolta: è come se ti “prestasse” il suo punto di vista.
In un momento magico, le tue parole cambiano, camminano da sole “per un po’” e tornano a te come se tu fossi un ascoltatore meno coinvolto.
Questo cambio di punto di vista fa bene:
- al tuo scritto, perché ne uscirà rivisto in modo più efficace
- al tuo stile, al tuo intero percorso autoriale, perché ti permette di “uscire da te” e avere un assaggio fugace della tua reale efficacia sugli altri.
Un’esperienza, credimi, che non si dimentica.
Posso aggiungere ancora un tassello?
Sulla cima di questa scalata sonora c’è un quarto tipo di lettura: la lettura pubblica. Quella che si fa in un microfono, davanti non a uno ma a numerosi ascoltatori, per lo più sconosciuti.
Riesci a immaginare cosa potresti provare?
Di sicuro un po’ di ansia, che è più che legittima. La lettura pubblica non è più una semplice pratica di revisione ma una performance che coinvolge anche l’uditorio. La gente non è lì per aiutarti a sistemare le virgole, ma per seguirti in un viaggio da te pensato e diretto.
…proprio come il pubblico dei lettori, no?
Leggere pubblicamente un tuo brano è un’azione che può davvero lasciare il segno sulla tua carriera scrittoria. Potrebbe costare fatica, e una buona dose di coraggio, ma ti ripaga anche in molti modi.
con la pura soddisfazione di averlo fatto. Complimenti! Si scrive per tante ragioni, ma esporsi in prima persona non è di solito tra le prime… la nostra scrivania in penombra è un luogo sicuro e confortevole e lasciarla per salire su un palcoscenico è un coupe de théatre memorabile.
con una carica di adrenalina, di stimoli e spunti nuovi. Uscire dalla propria “area di comfort” è un modo per scuotersi, per scoprire cose insapettate su di sé e sugli altri, per tenere giovane il nostro cervello e per non adagiarsi sugli allori. Cose indispensabili per una scrittura più ricca, al contrario della cara scrivania calda e sicura… eccetera.
con la conoscenza di persone nuove, che hanno i nostri stessi interessi in comune. A meno che tu non esordisca in un vagone della metropolitana, il luogo nel quale si legge a voce alta/si ascolta chi legge ha un pubblico definito, arrivato lì per ragioni affini e comprensibili.
con un rinforzo della tua identità.
Quest’ultimo è un concetto chiave per ogni lungo percorso, nel quale c’è bisogno di mantenere saldo il timone soprattutto dal punto divista psicologico.
E se la migliore PNL ci insegna che “se vuoi dimagrire devi pensare come se già fossi magro”, se vuoi diventare uno scrittore professionista devi comportarti come se lo fossi già.
Immaginati al quinto bestseller appena sfornato, di fronte a una platea di lettori adoranti, paganti il prezzo pieno di copertina e magari pure un biglietto di teatro. Leggere a loro ti sembra meno terribile, giusto? Sono tutti già conquistati in partenza, ma soprattutto tu sei tu, giusto?
Questo è vero in ogni caso. Tu sei tu, tienilo bene a mente e avrai fatto il lavoro più duro: conquistare gli altri è una mera conseguenza di questa aurea certezza.
La lettura in pubblico ti aiuta anche così: è una pratica “estrema” per conquistarti dei punti sul campo, tornare dal tuo austero giudice interiore e, sventolando i fogli ancora caldi, dire: “visto?”
Io ho mai letto qualcosa di mio ad alta voce?
Sì, diverse volte e a varie persone. Ahimé, io sono una nota faccia di c**o e queste persone non sempre erano pienamente consapevoli e consenzienti!
Mi manca però l’esperienza di leggere qualcosa di mio a un pubblico di persone che è lì apposta per ascoltarmi, in una cornice dedicata proprio alla scrittura e allo scambio di parole tra autori e uditori.
Mi manca quello che sta per succedere a Faenza. Dove il 9 luglio, nella “cornice sicura” di un’associazione culturale che promuove musica ed eventi in città, si svolgerà un aperitivo letterario dedicato alle letture inedite.
Interverrà la mia socia Elena Di Fazio, che leggerà a sua volta testi sullo scrivere e sulla creatività, e incoraggerà gli autori presenti ad alzarsi dalle metaforiche scrivanie per salire sul concreto palcoscenico, e fare un salto di qualità per sé e per gli altri.
Chi lo farà potrà forse tornare indietro: tornare alla lettura di favole che incantano sia chi le legge, sia chi le ascolta. Sospendere l’incredulità e l’ansia da prestazione e muovere qualche piccolo passo nell’insieme qui e ora, allora e altrove che crea solo la magia della lettura condivisa ad alta voce.
E trovarsi in uno stato che fa dannatamente bene sia ai bambini che agli scrittori: la meraviglia!
[…] tra scrittura e lettura: per rendere più chiaro il concetto ho letto un brano tratto dal blog de L’arte di scrivere felici, in cui si parla appunto della lettura a voce alta e delle sue modalità principali: la lettura a […]