L’importanza di una strategia contro le brutte sorprese editoriali

Nel mio post Trattare con gli editori per pubblicare felicemente ho esposto alcuni punti di vista utili nel momento in cui dobbiamo relazionarci con un editore in veste di scrittori.
Quella tra editore e scrittore è una relazione delicata, lo sappiamo: perché non giocare d’anticipo?

Innalziamoci dal nostro attuale libro in cerca di pubblicazione, o dal nostro racconto selezionato per l’uscita. E ragioniamo sul lungo periodo: in che modo possiamo rendere più facile la relazione tra noi e i nostri futuri, diversi e numerosi editori?

Questo problema mi si è presentato per caso, di recente, dopo tanti anni di lavoro nei quali ho affrontato ogni relazione e ogni problema in modo singolo e consequenziale, senza dare molta importanza a una riflessione sistematica.
Ecco com’è andata.

Qualche tempo fa, ho scritto un racconto per una selezione di cui ero stata informata dall’editore. (Capita anche questo: e non capita soltanto a “noi inseriti nel settore, amici degli amici del gotha”: presto ti parlerò del circolo virtuoso della pubblicazione.)

Il tema mi interessava molto e avevo degli spunti, per cui, senza fare né farmi tante domande, mi sono messa al lavoro e ho scritto un racconto. Il racconto si è dimostrato per me molto intenso, sentito, la scrittura mi ha coinvolta molto, come non capita spessissimo a chi è abituato a scrivere per professione. Evviva!

Ho finito il racconto e l’ho mandato, sempre senza troppe domande né indicazioni. Eccolo qui, fatemi sapere quando esce, ciao!

Prima del lieto fine, però, ci sono sempre delle avversità da fronteggiare.
Altrimenti che storia è?

E così, ecco che l’editore è così gentile da presentare agli autori una serie di papabili copertine e chiedere una nostra opinione. Ed ecco che una delle copertine più gettonate ritrae una dolce signora raffigurata di spalle, schiena dritta e gambe semiaperte. Nuda. Sì, ecco, in pratica la copertina era un culo. Che non c’entrava nulla con il contenuto. Ed era pure disegnato male.

Quella copertina alla fine non è stata scelta. Avevo detto lieto fine, no? :-).

Sin da quando ho visto quella copertina, comunque, ho capito che nel caso in cui fosse stata scelta io avrei ritirato il mio racconto dall’antologia.
Non è questo il luogo per discutere perché e per come: ma se sono qui a parlarti di scrittura felice, è perché la vivo pienamente, e non voglio fare esperienze di pubblicazione che mi feriscano o che ledano i miei valori fondamentali. Come quello del rispetto del corpo delle persone, donne in particolare; dell’intelligenza dei lettori e dell’onestà. Chi mi conosce sa che l’idealismo è parte della mia natura e mi è impossibile metterlo da parte.

Giusto, chi mi conosce. E chi non mi conosce?

Ecco quindi che questo piccolo grande spavento mi ha aiutato a capire che c’è bisogno di chiarezza, subito e prima della scrittura, per poter lavorare e far lavorare gli altri con serenità.

Come pubblico cose che mi piacciono, in contesti che mi piacciono, senza rischiare eventualità come quella che ti ho raccontato?

Come riduco il rischio di brutte sorprese? E quali sono le “brutte sorprese” che più di tutte voglio evitare?

Ho pensato quindi di elaborare una vera e propria dichiarazione programmatica: la sto stendendo cercando di ricordarmi e/o immaginare quante più evenienze possibili e presto la proporrò in un post.

La dichiarazione programmatica è una sorta di manifesto, un elenco amichevole che esponga in modo chiaro cosa un editore può ottenere lavorando con me, e cosa a sua volta deve essere disposto a riconoscermi. Un bignamino, che valga idealmente da “accordo prematrimoniale” nel caso di una prevista pubblicazione.

Chiarezza. Anticipazione. Dialogo. Universalità e flessibilità. Sono qualità da infondere in quella che in sostanza è la propria visione del lavoro di scrittura e di pubblicazione.

Come disse un mio caro amico nel corso di un colloquio in cui gli si offriva uno stage:

Voi siete qui per valutare se sono il candidato giusto per voi. Io sono qui per valutare se siete l’azienda giusta per me.

Il mio amico è un’altra nota faccia di c**o, come la sottoscritta. Ma ognuno è quello che è e tutto serve! E qui parte la seconda citazione: come disse un esperto di vendite,

meglio arrossire prima, che impallidire dopo.

Editore avvisato…

Cosa pensi della mia strategia? Credi che le brutte sorprese si possano limitare, in qualche modo? Cosa ritieni importante specificare a un editore che volesse pubblicare qualcosa di tuo? Come apriresti la tua dichiarazione programmatica? Scrivilo nei commenti! 🙂