Buon martedì! La serie estiva #scrivifelice è terminata, tuttavia c’erano ancora un paio di argomenti interessanti, correlati al percorso di scrittura che ti ho proposto, che secondo me valeva la pena di approfondire.
Ecco perché nelle scorse settimane ho aperto un sondaggio con tre proposte di focus.
Due argomenti sono risultati in parità, e oggi parliamo del primo: “Quando la scrittura si ferma – Blocchi, arresti, esitazioni e come superarli“.
Se vuoi scrivere felice e pubblicare con soddisfazione, mettendo un tassello dopo l’altro nel tuo sentiero espressivo personale, gestire i blocchi e le difficoltà correlate alla scrittura è molto importante.
E anche qui non ti propongo ricette favolose o supertecniche miracolose, ma una riflessione che ti consenta di capire la tua situazione e di elaborare una strategia di governance personale.
Inizierei con il dire che ci possono essere due tipi di “blocco di scrittura”, che considero molto diversi.
Il primo lo definirei “endogeno”, ovvero generato da cause interne, interiori. Questo tipo di blocco è quello più affrontato (o forse è l’unico affrontato) quando si entra in argomento.
Il secondo tipo di blocco dello scrittore e della scrittrice è molto meno raccontato, ed è “esogeno”, ovvero causato da motivi esterni e spesso indipendenti dalla nostra volontà: quella cosa che si chiama vita.
Oggi ti parlo del primo tipo di blocco, quello che corrisponde a pieno titolo alla definizione corrente di “blocco dello scrittore”.
Questa definizione comprende al suo interno tante possibili e diverse manifestazioni.
Le etichette ci piacciono molto, per cui non vediamo l’ora di attaccarle a qualsiasi cosa ci assomigli.
Giornata no che si riflette anche nello scrivere? Blocco della scrittrice!
Piove, hai il raffreddore e più voglia di una pennichella che di una sessione? Blocco di scrittura!
Sei andat* male a un concorso e hai il proverbiale momento “lancio alle ortiche”? Becchi una recensione negativa? L’editore ti dice di cambiare il finale? Blocco, blocco, blocco!
Il fatto è che in una maratona è normale avere momenti più scattanti e altri meno. Ci si ferma e si esita per moltissimi motivi. Elena Di Fazio ne ha parlato in un post sul blog della nostra agenzia Studio83 – Servizi Letterari, dando anche qualche consiglio utile per ridurre le esitazioni e trovare lo slancio che ci porti avanti.
I dubbi ci portano a correggere la rotta, qualora quest’ultima non fosse del tutto soddisfacente. Il problema si pone quando il blocco ci impedisce di procedere, lasciandoci spiaggiati con un romanzo incompiuto e il terrore di andare avanti. Come superarlo?
Da Scrittori in blocco – Cinque consigli per superarlo
In moltissimi casi, un aiuto professionale può aiutarti a superare gli scogli in uno scritto specifico, che hai terminato, ma non ti sembra buono. Prima di passare al prossimo o scoraggiarti, valuta di rivolgerti a noi per cercare una strada più costruttiva!
Nel film “Wonder boys” di Curtis Hanson, il protagonista Grady Tripp (Michael Douglas) è un docente di scrittura che ha visto il suo esordio diventare un bestseller.
Tripp afferma di non credere al blocco dello scrittore: tuttavia il film è incentrato proprio sul suo blocco. Senza farti spoiler (e anzi ti consiglio di vedere il film, è divertentissimo e molto bello!) la svolta arriva con un momento catartico che forse può aiutarci a capire un principio universalmente valido.
Quali che siano le cause del blocco, a volte può essere necessario guardarlo in faccia onestamente e assecondarlo.
“Qualcosa mi blocca” può anche essere “qualcosa mi dice che non posso continuare così, ed è meglio che io mi fermi”.
A volte dobbiamo avere il coraggio di togliere l’etichetta, dimenticare le ricette e guardare meglio ciò che succede dentro di noi.
Insieme a Elena Di Fazio, abbiamo identificato alcune possibili situazioni tipiche che può essere il caso di accettare, e in seguito di governare.
Caso uno: vado in secca.
Inizio un romanzo, arrivo a pagina cento con entusiasmo, ma all’improvviso mi rendo conto che non so più come andare avanti.
A quel punto mi appare scadente anche quello che ho già scritto, così rimando, rimando, rimando… e il romanzo rimane lì, incompiuto.
Qual è il problema?
In questo caso, procedere mi mette di fronte al fatto che fin dall’inizio non sapevo come si sarebbe dipanata l’opera, quindi occorrerebbe scardinare quanto scritto finora e ricominciare. Questo, a sua volta, mi fa sembrare inutile tutto il tempo e l’impegno profuso finora.
Questo tipo di blocco si può evitare a monte con la pianificazione preliminare di cui abbiamo già parlato… ma come agire quando ormai il danno è fatto?
Come ne esco?
Guardiamo in faccia la realtà: ristrutturare un romanzo in corso comporta una mole di lavoro aggiuntiva che abbatte la voglia.
Un modo di affrontare la cosa è pensare a quelle pagine come un percorso necessario, che ti ha portato a una maggiore consapevolezza su quello che fai, su quali sono i tuoi obiettivi per il tuo romanzo e su come ristrutturare il tuo metodo di scrittura.
Insomma, una lezione imprescindibile.
Pensa anche che riprendere la scrittura non sarà come ripartire da zero, perché il materiale prodotto ha comunque valore di prova, di errore e di studio.
Il lavoro inutile è quello che abbandoni, la pagina sbagliata è quella che non scrivi.
Caso due: il calo di motivazione.
La famiglia, gli impegni, il lavoro, le due ore notturne ricavate per scrivere… ma poi le soddisfazioni non arrivano, partecipi ai concorsi senza grossi riscontri, il romanzo che invii agli editori viene sempre rifiutato… Perdi la voglia e l’entusiasmo, quindi non riesci più a scrivere con la spensieratezza e la serenità di prima e non ne ricavi più piacere, ma solo un vago senso di frustrazione.
Ti chiedi: chi me lo fa fare?
Qual è il problema?
Quando la scrittura non è più un piacere, l’attività scrittoria perde la sua ragion d’essere.
Come ne esco?
Proprio la preoccupazione in realtà è il segnale che puoi uscirne.
Se deplori la perdita di motivazione, vuol dire che in fondo non la accetti, che non vorresti che fosse così, e stavi meglio prima.
(Invece, nel momento in cui facciamo qualcosa e ci accorgiamo che in fondo non ne vale la pena, di solito voltiamo pagina e non ci pensiamo più, giusto?)
Ciò che può aiutarci è ricordarci il motivo che ci ha portati a scegliere la scrittura come attività ricreativa principale, al posto del ballo odel tiro con l’arco o della visione compulsiva di Netflix.
Recuperiamo vecchi racconti, primi tentativi, mappe mentali e schemi, anche di progetti passati. Ritroviamo quelli nei quali l’entusiasmo c’è ancora, è palpabile e vivo.
Rileggiamoci e torniamo alla radice della nostra scelta.
Ci accorgeremo che la soddisfazione della scrittura arriva per prima cosa dalla scrittura stessa, da ciò che proviamo a esprimere, dai miglioramenti che sentiamo di fare.
Il riconoscimento esterno è un carburante esplosivo ma si esaurisce presto, sono i nostri principi che tengono in vita i progetti e li portano avanti.
A volte qualcuno ti dà una pacca sulla spalla e ti sostiene. Il più delle volte questo non succede, nella scrittura come nella vita. Inutile recriminare, inutile arrabbiarti se nessuno ti da una pacca sulla spalla. Dattela da sol* e butta il cuore oltre l’ostacolo.
Caso tre: il crollo verticale.
Il terzo tipo di blocco è il più duro da affrontare, perché non ha radici nella scrittura in sé, ma in un disagio più profondo.
Spesso la voglia di scrivere scompare insieme a quella di fare tante altre cose. Magari affronti un momento difficile, dovuto a cause esterne o interiori, e trovare la voglia di dedicarti a qualcosa diventa impossibile.
Qual è il problema?
In parte questo blocco è endogeno (dentro di te) e in parte esogeno (legato a pesantezze oggettive): il punto di vista con cui lo affronti è cruciale, perché può essere parte sia del problema, che della soluzione.
Come ne esco?
Lavora per cambiare il punto di vista.
Di solito, quando una sfida ci assorbe nella vita, parte il rimprovero interiore: perché perdi tempo? Proprio ora che tutto va male ti metti a scrivere, togliendo risorse preziose alla vita vera?
Ma devi raccontarla in modo diverso: a volte, quando il gioco fuori si fa duro, la scrittura può aiutarti ad affrontarlo.
A differenza di altre occupazioni, scrivere permette di concentrarsi, estraniarsi (anche fisicamente), starsene un po’ da sol*. Quando scrivi stacchi la spina per un po’, ti sollevi il morale dal disagio e dai problemi: naturalmente, in questi momenti non è il caso di impegnarti nel concorso letterario della vita, aggiungendo tensioni a tensioni. Ma nulla ti impedisce di portare avanti i tuoi progetti di scrittura con un’ottica aggiuntiva al resto, quella dell’autoaiuto.
Ho toccato questo argomento in un post abbastanza sofferto, che scrissi poco dopo gli attentati terroristici a Parigi: scrivere una tragedia, raccontare un trauma.
Molte persone arrivano alla scrittura proprio per sollevarsi dai pesi della vita. Noi che già ci siamo, abbiamo più strumenti pratici per mettere subito in pratica questo cambiamento concettuale.
Nel film “Wonder Boys” Grady Tripp è bloccato dentro la stesura del suo secondo romanzo, un tomo di migliaia pagine che non può davvero concludere, perché “non riesce a smettere”.
La scrittura è una bellissima occupazione, ma se poi qualcosa la trasforma in una brutta abitudine non è il caso di prendersela con un blocco o con un concorso o con un romanzo che non si riesce a concludere.
Le nostre attività non sono compartimenti stagni, ma parti di un tutto che si influenzano tra loro.
Quindi, nel momento in cui in un settore qualcosa non funziona, può essere utile concentrarsi anche sugli altri settori, per capire meglio dove si trova davvero la radice del nostro disagio.
Il prossimo post, seconda parte di questo jolly, sarà dedicato ai blocchi di scrittura esogeni: quelli che non puoi proprio evitare, perché ti sono imposti da condizioni oggettive e fuori dal tuo controllo.
Come si fa, in quei casi, a non abbandonare tutto?
Per saperlo continua a seguirmi qui sul blog, con il feed oppure sulla pagina facebook Giulia Abbate – L’arte di scrivere felici.
Grazie!
Vieni a BookCity? Venerdì 15 novembre e sabato 16 novembre parteciperò a conferenze sulla scrittura di genere insieme a colleghi e colleghe autrici: BookCity2019 – Ci sono anch’io!
Poi il “tour autunnale” si ferma e mi prendo una pausa dagli incontri 🙂