L’8 luglio 1593 nasceva Artemisia Gentileschi, pittrice romana che ha lasciato il segno nella storia.
Artemisia crebbe nella bottega del padre Orazio, pittore, che da subito si accorse del suo talento e le insegnò il mestiere. La vita di Artemisia è segnata da un fatto terribile: una violenza sessuale, subita diciottenne, a opera di un pittore amico del padre, che la aggredì brutalmente, la tenne a lungo sotto ricatto e che poi pensò di cavarsela con una proposta di matrimonio.
Artemisia rifiutò. E con l’appoggio del padre Orazio trascinò il violentatore Agostino Tassi in tribunale, dove fu riconosciuto colpevole. L’uomo non scontò un solo giorno di galera, e Artemisia rischiò la rovina.
Ma il suo talento unito alla indomita determinazione non la lasciarono: la donna si sposò e si trasferì a Firenze dove prese la conduzione della bottega del marito (le donne non potevano lavorare né percepire compensi) e divenne ricca e famosa.

Artemisia è una sopravvissuta alla violenza, ma la sua storia non è solo questo: come pittrice si fece conoscere e apprezzare, i suoi lavori furono molto richiesti, mantenne la sua famiglia nell’agio e introdusse novità nell’uso dei colori e nelle tecniche.
Insomma, una donna eccezionale!

Ho parlato di lei in un recente post: La polemica contro le book blogger, ovvero: Carolina e i vecchioni.
Mi riempie di tristezza constatare che le donne sono sempre state escluse dai discorsi degli uomini, è stato loro impedito di pubblicare, di scrivere, sono state tenute fuori dalle scuole, sono state in ogni modo discriminate e tenute fuori dagli ambienti culturali in ogni epoca.
Da La polemica contro le book blogger, ovvero: Carolina e i vecchioni.
Quelle che in passato hanno cercato di entrare in ambienti “maschili”, cioè colonizzati dagli uomini, sono state ostracizzate, sfruttate, ostacolate, denunciate, incarcerate, stuprate, ammazzate.
Oggi aggiungo un consiglio di lettura.
Ho appena terminato di leggere una graphic novel molto bella, dedicata proprio ad Artemisia: è la sua storia, ripercorsa da sua figlia Prudenzia, che si trova a viaggiare con lei e la nutrice Marta e chiede di sapere qualcosa di più sul passato di sua madre.
Una storia tutta al femminile, dunque (dove il rapporto tra Artemisia e il bravo padre Orazio è molto bello, emozionante e vero) raccontata e disegnata da Nathalie Ferlut e Tamia Baudouin in modo davvero particolare.

Non sono un’esperta di graphic novel, lo dico come mi viene: le soluzioni grafiche adottate dipingono scene inconsuete, con una tecnica mista che non avevo mai incontrato e che mi ha portata a osservare più e più volte le pagine. E che forse sarebbe piaciuta anche ad Artemisia, innovatrice attenta e competente.
Ai tempi di Artemisia la pittura era riservata esclusivamente agli uomini. Una donna non poteva avere una formazione accademica, non poteva firmare i propri dipinti ne riceverne alcun compenso. Talentuosa, tenace, visionaria: questa e la stupefacente storia di Artemisia Gentileschi. La biografia di una femminista ante litteram che ha intravisto la possibilita’ di una vita diversa e non si e’ arresa fino a che non e’ riuscita a conseguirla, trionfando sulle piu’ atroci ostilita e rivelando al mondo una pittrice che è entrata di prepotenza nella storia dell’arte.
Artemisia, Ferlut & Baudouin, COCONINO PRESS
Una cosa che mi piace ricordare è che Artemisia si è fatta diversi autoritratti, in varie opere.
Quello che colpisce di più è certamente nei panni di Giuditta che decapita Oloferne, le cui fattezze sono quelle dell’uomo che la violentò.

Beh, che soddisfazione! Quell’uomo l’ha certamente ferita, ma Artemisia lo scannerà per sempre.
Ben fatto 🙂