I libri non sono merce: lo dicono spesso editori e librerie, in particolare quando avanzano legittime richieste alle istituzioni.
E chi lavora, invece?
Chi sposta, stocca, sistema, spedisce la preziosa non-merce… che cos’è?
In questi giorni al centro di #stradella lavoratori e lavoratrici stanno scioperando per chiedere condizioni di lavoro semplicemente umane: e vengono picchiat* ai picchetti e ostracizzat* dai media.
E in giro, su pagine di librerie ed editori, non leggo altro che “la nuova uscita di X arriverà in ritardo”, e mi chiedo: TUTTO QUI?
Da chi fa cultura in questo paese, da chi dice che il libro non è solo una merce e invoca leggi a propria difesa, da chi pubblica voci da tutto il mondo che parlano anche di diritti e di società migliori… mi aspetto e PRETENDO una presa di posizione a fianco di chi si spezza la schiena permettendo materialmente la messa in circolo di tutto questo.
O forse non conviene?
O forse non è il caso di mettersi contro un distributore che ha praticamente il monopolio, che intasca il 60% minimo del prezzo di copertina di un libro, che mette bocca nei calendari editoriali, che chiude e apre i rubinetti alle librerie che dice lui… forse non va fatto arrabbiare?
Forse una riflessione va fatta anche su questo, anche?
Su una concentrazione monopolista?
Su un meccanismo inceppato da decenni?
Intanto a Stradella prendono mazzate nel silenzio generale.
Che imbarazzo.
I libri non saranno solo merce ma se non parlate ora siete voi solo dei mercanti.
(E nemmeno così in gamba.)
Per approfondire: Lo sciopero alla “Città dei libri” – Il Post
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