Questo sabato voglio parlarti di un racconto che mi ha favorevolmente colpita: si tratta di una storia che affronta il delicato e doloroso tema dello stalking degli uomini ai danni delle donne, con un taglio assolutamente inaspettato.
“Agenzia K.T.S.” di Nicola Lombardi è un racconto che inizia come una storia tratta da tante altre storie vere; prosegue come un noir, e poi vira in qualcosa di sorprendente che, so di essere una brutta persona a dirlo ma lo dico lo stesso, mi ha strappato una gustosa risata.
Sullo stalking non c’è proprio niente da ridere, e Lombardi non lo prende sottogamba. Sceglie di raccontare la storia dal punto di vista della protagonista, Laura, che dopo una breve storia capisce di aver a che fare con uno squilibrato e di conseguenza ne prende le distanze.
Ma Mirco non ci sta, e inizia una trafila di persecuzioni inquietanti e sempre più consistenti che abbiamo imparato a conoscere dalle pagine della cronaca nera; a quel punto Laura, che evidentemente legge a sua volta i giornali, decide di farsi proteggere da una agenzia di bodyguard che si dice specializzata in casi di questo tipo.
L’incontro tra lei e il misterioso capo dell’agenzia è un momento interessante, direi anche toccante.
– Cosa significa… KTS? – domandò a bruciapelo.
L’uomo si concesse un profondo sospiro.
– KTS… Già, giusta curiosità, la sua. Forse avrei potuto scegliere un nome più adeguato, più chiarificatore circa il campo in cui opera l’agenzia… Vede, Laura… Quand’ero ragazzino, tredici anni o giù di lì, avevo un amico, e questo amico aveva una sorella maggiore, una ragazza davvero stupenda. Ricordo che lo invidiavamo un po’ tutti, nel gruppo. Be’, quella splendida ragazza era fidanzata, e naturalmente invidiavamo anche lui, il fidanzato… che per gelosia un giorno le tenne la testa sott’acqua, nella vasca da bagno, per cinque minuti. Si chiamava Katia, con la kappa…
Inizia così una nuova fase della vita di Laura, e anche del racconto, in cui scopriamo fin dove è disposto a spingersi Mirco per alimentare la sua malsana ossessione, e quali contromisure metterà in atto l’Agenzia K.T.S. per proteggere efficacemente Laura.
Lombardi, autore esperto, ha una scrittura sicura, fatta di dettagli e ambienti urbani ben tratteggiati, che si rifa chiaramente al crime. Allo stesso tempo, mostra grande rispetto per la questione, anche quando scocca la sua freccia, nel finale, che dà tutta un’altra aria al racconto, in retrospettiva. Non dico di più, va letto!
Da parte mia, sono contenta di aver letto questo racconto per varie ragioni, una delle quali riguarda il fatto che mi sono sentita smentita.
Negli ultimi tempi sto prediligendo le scritture delle donne, leggo autori maschi solo per precisi motivi (e spesso nuove autrici che mi incuriosiscono li scalzano d’ufficio).
Ormai, inoltre, sono molto sospettosa verso autori uomini che adottano il punto di vista femminile: dopo anni di letture intensive sono incappata in disastri di tanti tipi, tutti riconducibili a un unico concetto: BIAS. E mi sono francamente stufata.
Il crime, poi, non è la mia passione, specialmente dopo la lettura di alcuni “best-seller” di un noto grande editore sparatutto, che mi hanno stomacata e indignata per il tasso di violenza e morbosità che ci ho trovato dentro.
Il fatto che “Agenzia K.T.S.” sia breve ha certamente giocato a suo favore, e la bravura di Lombardi mi ha coinvolta e incoraggiata a proseguire (sì, sono una di quei mostri capaci di mollare un libro a pagina 3, se non mi convince: la vita è troppo breve per leggere libri di merda).
Altro punto a suo favore: il titolo fa parte della collana “Passione criminale”, incentrata su crimini guidati da forti sentimenti negativi, curata da Liudmila Gospodinoff, che è autrice e persona accurata e attenta, quindi ero abbastanza fiduciosa di non trovarmi in mano una robaccia come quelle di cui sopra.
Non sono stata delusa. E ti consiglio la lettura di “Agenzia K.T.S.”, che affronta un argomento importante senza devastarci, ma anzi stupendoci con un bel colpo di scena finale.
Comunque, dato che sullo stalking non c’è davvero niente da ridere, aggiungo un’altra lettura, come approfondimento: si tratta del sempre valido “Donne che amano troppo” di Robin Norwood.
Norwood ha lavorato da psicoterapeuta con donne che si legano a uomini maltrattanti, e mette in evidenza che la situazione familiare originaria, l’ambiente che ti cresce, le persone che ti formano nei primissimi anni di vita, sono decisive per i modelli di amore e attaccamento che poi vai a replicare inconsapevolmente e incolpevolmente nella vita, nel bene e ahimé anche nel male.
Il patriarcato è certamente lo stampo sul quale lo stalking, l’abuso maschile e il femminicidio si regolano.
Ma l’accudimento al quale bambini e bambine sono affidati nei primi anni di vita è decisivo nella formazione di tutt*: vittime, carnefici, oppure persone più forti che saranno in grado di combattere meglio gli abusi e il sistema che li permette.
(Magari ogni tanto, di sabato, ti segnalerò qualche bel libro. Ho chiamato questa rubrica #libridelsabato.)
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