Eccoci al 23 settembre, un giorno di passaggio di stagione che può ispirarci anche nella scrittura: non parlo di contenuti, ma di metodo e di approccio al processo creativo e al lavoro.
Le ricorrenze ci aiutano: non sono solo barbose fissazioni da vecchie zie, sono tappe che possiamo riscoprire a nostro vantaggio.
Parlo specialmente di quelle più antiche, legate al ciclo delle stagioni e dei lavori agricoli: abbiamo alle spalle solo pochi anni di benessere tecnologico, ma inscritti nel nostro DNA ci sono ancora suggestioni e fatti con i quali abbiamo convissuto per migliaia di anni e che la specie umana non può dimenticare in quattro e quattr’otto.
Un esempio? La paura del lupo. Ancora oggi, qualsiasi bambino reagisce spaventato alla (scellerata) minaccia “guarda che arriva il lupo!” e i libri di fiabe sono pieni di personaggi che ci paiono sorpassati, ma sono efficaci, perché appunto “archetipici”, legati cioè a contenuti radicati nel nostro inconscio collettivo (così afferma Jung) e condivisi socialmente, persino inconsapevolmente.

Le “scadenze stagionali” sono un altro esempio di un retaggio contadino presente e agente… anche per chi ama scrivere.
Eh, sì. Ho detto “scadenze”: mancano tre mesi alla fine dell’anno.
Com’è andato quest’anno, finora?
Cosa abbiamo seminato?
Cosa abbiamo raccolto?
Ragionare “a stagioni” può sembrare riduttivo, nell’ottica di un progetto di ampio respiro. Ma qualsiasi progetto deve prevedere delle tappe intermedie dove fermarsi e guardare indietro oltre che avanti, e proprio queste tappe intermedie sono la chiave per non perdere la bussola. Più il percorso è lungo, più tappe devono esserci.

Magari sei nel mezzo di un progetto che ti appassiona. Stai scrivendo un libro, o hai una pubblicazione in cantiere; o stai per lanciarti nel mondo del self publishing.
Ti sei postə delle tappe intermedie?
Se la risposta è no, niente paura!
Le ricorrenze annuali sono “tappe naturali”, come già detto: le abbiamo inscritte nell’animo. Riattivarle consapevolmente è un modo efficace per dare una cadenza meno forzata al nostro percorso… e per vivere meglio nel tempo!
Quante volte mi capita di sentire: com’è volato il tempo! Avrei voluto fare questo e quello, ma il tempo mi è passato così!
È vero, il tempo vola, specialmente mentre facciamo qualcosa che ci piace. Ma non passa così, non può e non deve passare invano.
La brutta notizia è che il tempo vola.
Michael Altshuler
La buona è che il pilota sei tu.
Un occhio attento al calendario e il rispetto delle fasi annuali, culturali, sociali ci aiutano a mantenerci presenti al tempo che trascorre, e a muoverci consapevolmente.
Senza fretta, ma senza sosta.
J. W. Goethe
L’equinozio d’autunno cade il 23 settembre e segna l’uguaglianza tra le ore diurne e quelle notturne. Si passa dalla stagione estiva a quella “discendente” autunnale.
Nelle culture di tutto il mondo (in particolare… di questo emisfero!) l’equinozio più “importante” e più festeggiato è quello di primavera. È comprensibile: si va dal freddo al caldo.
Anche l’equinozio d’autunno però ha dei significati importanti che non vanno trascurati.
L’estate è finita. Il raccolto compiuto, e com’è andata è andata. Si vendemmia e, cosa altrettanto importante, si fanno le conserve. La terra ha dato ed è il momento di prepararsi per il prossimo freddo inverno, e di fare i conti.

Il Ferragosto ci insegnava l’importanza dello stacco, del riposo creativo. Parallelamente, l’equinozio autunnale deve suggerire alla scrittrice e allo scrittore di mettere a conserva il raccolto, per impiegare i frutti di ciò che si è fatto e godere dei propri traguardi.
Farlo ora, credimi, è molto meglio che arrivare all’ultimo dell’anno con l’ansia da bilancio in attivo. Svegliarsi il 31 dicembre e tirare le somme di 365 giorni non è una buona strategia. Troppa ansia! Troppo tardi!
Rispetto al 31 dicembre, abbiamo ora più tempo e meno ansia da prestazione. Possiamo “diluire” la fatica e le eventuali frustrazioni per qualcosa che non è andato come volevamo. Soprattutto, abbiamo ancora tre mesi di tempo prima di chiudere davvero i conti!
Un bel respiro, quindi. È il momento di “fare un salto”: salta su, fuori dal calendario, distaccati dallo scorrere piccolo e incessante delle ore, e osserva dall’alto quello delle settimane.

Le prime domande da porsi possono essere:
- Quanto ho scritto finora?
- Quanto ho pubblicato finora?
- Quante e quali nuove idee mi sono venute in mente?
- Quante recensioni/menzioni sono riuscitə a ottenere quest’anno?
- Che tipo di prospettive e di azioni pratiche mi si prospettano?
Mero quadro di realtà, non sottovalutiamo i dati oggettivi: trovarsi davanti ai numeri porta spesso di fronte a rivelazioni inaspettate!
Ad esempio, se mi considero una scrittrice prolifica, rendermi conto che da gennaio a oggi ho scritto venticinque cartelle e basta può darmi la spinta per impegnarmi di più, o gestire diversamente il mio tempo. Oppure può cambiare la percezione che ho di me, da “scrittrice prolifica” a “scrittrice momentaneamente prestata alla vita pratica”.
La domanda successiva che potrei pormi è: “Cosa mi impedisce al momento di scrivere e come vivo questa situazione? Se non mi piace, qual è il motivo e cosa posso fare per cambiarla? Se mi sta bene, a cosa mi sto dedicando al posto della scrittura?”
E così via.
Le misure sono la base per la valutazione di quanto fatto e per le future strategie. E dato che in autunno si approntano le provviste per i prossimi freddi, anche noi possiamo attrezzarci:
- per far fronte a una situazione che non è quella che ci saremmo augurat3 a gennaio, e non ci piace;
- per gestire una situazione che non è quella che ci saremmo augurat3 a gennaio, ma dove ci troviamo inaspettatamente bene;
- per mettere a frutto i successi ottenuti a sorpresa;
- per proseguire il nostro percorso, dove tutto è andato come prevedevamo, con perseveranza e consapevolezza
Dati alla mano, ecco qualche altra domanda utile, affinché il nostro bilancio autunnale ci predisponga all’azione:
- Cosa ho fatto finora, che mi è riuscito bene e che potrei fare di più?
- Cosa ho fatto che non mi è riuscito bene, e perché? Cosa potrei fare di meno, per concentrarmi su ciò che mi piace e mi riesce meglio?
- Rispetto a ciò che ho fatto finora, potrei fare qualcosa di diverso che “arricchisca” il quadro? O che mi porti più vicino al mio obiettivo?
- Cosa mi piace scrivere in questo momento? E cosa non mi piace più?
- Cosa ho letto quest’anno? C’è un genere, o un titolo, che mi servirebbe e che non ho ancora avuto modo/tempo di approfondire? C’è una rivelazione, un testo o un genere che ho scoperto?
- Cosa non voglio leggere? E perché? Sicurə che non sia il momento di allargare il campo?

C’è una cosa importante, che ancora non ti ho detto: l’equinozio d’autunno è una ricorrenza che ha delle caratteristiche iniziatiche, e che è rivolta all’interiorità, molto più delle altre.
Mabon, San Michele con la sua bilancia, Persefone… le figure mitiche legate a questa festa sono esseri del buio, delle profondità.
L’autunno è la stagione dei culti misterici, delle iniziazioni, dei passaggi, dove le porte tra la dimensione visibile e quella invisibile sono più sottili. Ci troviamo giù, in una staticità momentanea, buia e segreta: quella del seme.
È il momento di fermarsi, ma non per riposare. Guardiamo intorno, indietro, guardiamo dentro. Riflettiamo su quello che è successo finora, godiamoci quello che abbiamo raccolto e attrezziamoci per quello che c’è ancora da fare.

Le due liste di domande qui sopra possono servirti da cartina di tornasole. Puoi partire da lì, vedrai che man mano che ti impegnerai nella riflessione troverai più facilmente le tue domande, le tue questioni irrisolte, i tuoi passaggi da affrontare.
Ultimo consiglio: tutto questo viene anche meglio con una tazza di tè caldo, l’autunno è bello anche per questo 😉


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