Non me ne fregherebbe niente del baraccone Oscar né della pagliacciata tra maschi alfa, ma mi pare utile condividere una considerazione che possa aggiungere un pezzettino a una riflessione più ampia.
Tutt* noi possiamo empatizzare con una persona che ha un familiare che sta male, nel momento in cui il primo coglione che si crede simpatico butta lì una scemenza contundente.
Tutt* noi possiamo metterci nei panni della persona offesa e sul momento considerare troppo poco il suo sguardo di sufficienza, e possiamo persino comprendere umanamente se chi le vuol bene dà in escandescenze.
Ma.
Ma guardate ora chi si deve scusare.
Si deve scusare chi sta dalla “parte lesa”, perché ha reagito con la violenza.
E non è che la violenza “ti fa passare dalla parte del torto”, la questione non è così banale.
Il fatto è che la violenza è più spesso che no un ERRORE STRATEGICO che purtroppo si paga caro e che non rompe la catena dell’offesa, ma la spinge sempre più giù, in un groviglio che diventa inestricabile e che sporca tutte le parti in causa.
(…tranne quella che è rimasta ferma col sopracciglio all’insu, la persona direttamente offesa… a mio avviso HA VINTO, e DI CONSEGUENZA è stata completamente oscurata e cancellata dal quadretto: perché la cornice di questo quadretto è un baraccone al quale i principi non interessano, non gliene frega niente dell’alopecia o della correttezza o dell’empatia, vogliono botte, click, view, distrarci, rane nello stagno, avanti il prossimo caso umano, gnam gnam gnam!)
Ma torniamo al mio pezzettino.
Di fronte alla violenza di una presa in giro infame, essere ancora più infami ti fa perdere: la battaglia, ma anche il filo del discorso, della giustizia, di chi sei.
Strategia.
Questa parola si pensa molto poco, siamo abituat* a reagire di scatto, a rispondere automaticamente, e invece tra stimolo e reazione c’è tutto uno spazio di manovra, e noi possiamo ballarci in mezzo.
Anche questo è nonviolenza: nonviolenza come modo di stare al mondo e di condurre le proprie battaglie, un modo che non ha nulla di imbelle o inerme o lagnoso, tutt’altro.
Candidi come colombe, scaltri come serpenti.
Non reazione, ma azione ragionata. Non risposta allo stimolo, ma rielaborazione del conflitto su un piano diverso, su un piano dove valgono tempo e prospettiva, su un piano dove se agisci con etica ed empatia vinci necessariamente tu.
Se Smith avesse avuto NON DICO una educazione gandhiana, ma anche solo un po’ di furbizia e lucidità, oggi non sarebbe ridotto a scusarsi, mettendo in discussione sé stesso, mentre il coglione che ha innescato il disastro starà già pensando alla prossima pozzanghera in cui spingere i gonzi.
Cioè noi.

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