Molto interessante questo articolo di Alyssa Hull tradotto da Silvia Treves: Hopepunk e Solarpunk: sulle narrazioni climatiche che vanno oltre l’apocalisse
Ecco dunque l’Hopepunk, un termine coniato da Alexandra Rowland nel 2017 per descrivere una narrativa di genere opposta alla sempre popolare mentalità fosca tutto-fa-schifo-ed-è-terribile.
Dal post Hopepunk e Solarpunk: sulle narrazioni climatiche che vanno oltr
Devo dire che tra #hopepunk e #solarpunk vedo la stessa differenza che passa tra l’ustopia di Atwood e la fantascienza sociale: nessuna.
Per non parlare del solito equivoco che attribuisce al solarpunk “ottimismo assoluto”:
Anche se trovo stimolanti le proposte di moda, architettura ed energia del Solarpunk, cerco narrazioni che mi offrano qualcosa oltre all’ottimismo assoluto o alla totale disperazione.
Dal post Hopepunk e Solarpunk: sulle narrazioni climatiche che vanno oltre l’apocalisse
Ciò non toglie che Hull dice cose molto interessanti, con il punto di vista di una insegnante che non capisce i suoi allievi e le sue allieve, e si chiede perché, e come raggiungerl*.
“Abbiamo bisogno di storie.” Sì
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