Ho scritto, in una collabrazione a tre, un pezzo su un problema discusso da decenni e oggi molto sentito: il problema dell’anidride carbonica in relazione al riscaldamentoclimatico.
Non è un articolo scientifico, bensì politico.
Quando un argomento è divisivo, la via nonviolenta è quella che supera la dicotomia alla ricerca di un’intesa comunque realizzabile.
C’è chi pensa di avere ragione, e c’è chi si siede fieramente dalla parte del torto. La via nonviolenta rifiuta la stessa contrapposizione tra torto e ragione, e costruisce un sentiero percorribile da tutte le parti.
Nel mondo dell’ambientalismo esistono fratture carsiche, aperte dall’emarginazione ai danni di chi dissente da alcune questioni di merito, spesso adottate a mo’ di slogan dal mainstream.
E c’è poi un altro folto gruppo di persone, coloro che dissentono dal mainstream stesso, che in nome di questo dissenso rifiutano in blocco le argomentazioni diffuse.
Si ingenerano quindi dei dissapori interni, che lasciano confusi, stremati e paralizzati i movimenti, interrrompendo qualsiasi possibile comunità di intenti.
Ma non potremo mai fermare l’aggressione umana e capitalocenica all’ecosistema, se non ci facciamo movimento critico folto e numeroso.
Abbiamo quindi estremo bisogno di superare le contrapposizioni più accese, e di collaborare con chi non è in totale accordo con noi, trovando, o persino creando ciò che ci accomuna, e lavorando a quel livello.
(Nel caso dell’ecologismo la missione non è impossibile, perché alcuni documenti di base, come il primo rapporto del Club di Roma di decenni fa, già vanno al punto.)
Con Carlo Papalini e Giuseppina Ranalli abbiamo quindi tentato un passo in questa direzione, lanciando una provocazione: se la questione della CO2 non esistesse, il quadro cambierebbe così tanto?
Ecccolo qui: Problema Co2: ecologia o ideologia?
Tra le tante questioni spinose con le quali dobbiamo confrontarci negli ultimi anni, c’è la questione ecologica.
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Quella del “clima” è stata indicata chiaramente come “la nuova emergenza”: la cosa non ci tranquillizza, né ci fa sperare in una presa in carico del problema.
Anzi, ci porta ad aspettarci distorsioni e abusi del tutto simili a quelli “pandemici”, che proprio grazie alla retorica emergenziale vennero dipinti come inevitabili, propinati alle masse e persino fatti amare da chi li ha subiti. Il tutto senza nemmeno risolvere il problema che si dichiarava di voler affrontare: le politiche “anti – covid” si sono rivelate slegate dai dati, arbitrarie, surreali e dannose per le persone sotto più punti di vista, senza che il virus sia stato “sconfitto”.
(GRAZIE a VITA Comunità sociale e politica per aver diffuso l’articolo sui propri canali!)