Giovedì 8 dicembre ho fatto un salto alla Fiera Più Libri Più Liberi di Roma (per gli amici PLPL o meglio #piulibri16).
Giusto poche ore: diversamente dal Salone di Torino, questa volta senza figlie al seguito, per incontrare un paio di persone e farmi un giro degli stand. Non avevo programmi specifici… Alla fine, ça va sans dire, non ho resistito e ho girato dei piccoli video, nei quali editori autrici editrici e autori hanno presentato i loro libri in pochi secondi: “Un libro in un minuto”, un format che inaugurammo quando come Studio83 lavorammo per una web tv tutta dedicata ai libri.
In questo pugno di ore, oltre ai miei video militanti col telefono, ho girato tutta la fiera e ho ricavato qualche impressione che condivido qui sul blog. Prendili come appunti su un taccuino di viaggio, di quelli che si scrivono sul treno, tra una fermata e una chiacchiera con gli altri passeggeri!
Dimensioni, offerta e spazi
I libri erano moltissimi, come gli editori e le etichette. In questo la fiera Più libri si conferma come un appuntamento prezioso, quasi irrinunciabile, che al contrario del gran baraccone di Torino è ancora a misura di persona e di piede: non obbliga a estenuanti maratone; offre qualche spazio di pausa e di ritrovo; bella la libreria al primo piano dedicata alle migliori offerte per i bambini, con annesso micro spazio di lettura.
Tuttavia, c’è ancora molto da fare su due fronti:
- offrire spazi di lettura degni di questo nome: siamo a una fiera dove si comprano libri, volete mettere tre poltroncine e due tavolini da qualche parte, giusto per sfogliare gli ultimi acquisti?
- Migliorare la qualità dei due baretti sforniti e un po’ sfigati, presi d’assalto dai visitatori (ma uno, quello al primo piano, è nuovo?)
Le sale conferenze e gli incontri
Le presentazioni ci sono, sono diverse e anche se in piccolo offrono comunque una buona varietà. Io ho seguito parte del dibattito tra Giovanni Peresson, del quale seguii a suo tempo le lezioni universitarie, e Chiara Valerio, ormai protagonista della scena intellettuale ed editoriale italiana e coordinatrice della prossima fiera controtorinese Tempo di Libri a Milano Rho.
Come è cambiata la piccola editoria negli ultimi 10 anni. Editori allo specchio è stato interessante, sia per la profusione di dati e grafici tipica peressoniana sia per la conduzione, stravagante ma comunque di contenuto, che potrei definire tipica valeriana.
Non poteva mancare il mio siparietto “Giulia-la-svampita-per-le-scale”. Se l’anno scorso ho impattato con la folla di giornalisti per poi rendermi conto che in mezzo c’era Elisabetta Sgarbi, quest’anno ho incrociato Nanni Moretti senza minimamente registrarne la presenza, e poi mi sono chiesta: “ma perché Antonio (Maddamma, autore carbonaro con cui ero in quel momento) mi parla di Nanni Moretti? Ma che c’entra?”
I libri
Tanti! Le offerte erano tantissime, come sempre, e capirci qualcosa in così poco tempo non è stato facile, per cui mi affido alle impressioni passeggere.
Nota di demerito: i cataloghi sono ancora grandi assenti, e non va bene, non ditemi che fare i cataloghi costa e poi scadono perché è una ca**ata, un librettino pinzato fatto bene è un investimento che VA fatto. Ok. Andiamo avanti.
Ho notato una buona presenza della letteratura straniera, molte case editrici “ponte” tra l’Italia e altre zone geografiche, come il Sudamerica, molto presente.
Le fasce di età c’erano, le edizioni per ragazzi e bambini “storiche” della fiera di Roma erano sempre lì (per approfondire leggi: Più libri più liberi 2015, ecco com’è andata, dal blog di Studio83).
Quello che ho trovato meno rappresentato, ahimé, è il genere: tanto noir, molto horror (Neropress ormai è una garanzia), un po’ di fantasy e fantastico in senso lato (bellissima Astro Edizioni, che pubblica anche italiani), pochissima fantascienza: ho incontrato solo Future Fiction di Francesco Verso, fantafantastica collana di romanzi e racconti SF da ogni parte del mondo, dalle Alpi alle Ande, dalla Cina alla Romania al Sudamerica all’India all’Africa. Future Fiction però non esponeva col suo nome: fa parte di Mincione edizioni, che a sua volta quest’anno era inserita in un altro marchio ancora (che non mi sono segnata e al momento mi sfugge).
Insomma, se non mi fossi imbattuta in Francecso Verso allo stand, possibile che non l’avrei manco trovata, nonostante avessi chiesto a più banchi informazioni (gli addetti avevano il mio stesso libretto, comunque). Ho rimediato con una bella presentazione in un minuto, che vedrai presto sul blog di Studio83. Ma mi spiace constatare che la fantascienza letteraria c’è davvero poco: il genere in sé fa la parte del leone nelle graphic novel, ma soffre nei titoli in prosa.
Le politiche
Quest’anno più di altri ho visto gli editori propensi a fare sconti, a proporre offerte, a esporre promozioni e a contrattare, attività che mi trova pronta e priva di vergogna, senza mettere su le facce da sfigaculturati e belare “no, guarda, niente sconti, il banco in fiera è costato una lotteria, e poi c’è la crisi”.
Allo stesso tempo, accanto ai libri ho trovato meno proposte “idea regalo”. Gli anni scorsi c’erano i libri da spedire, i libri al buio, shopper come se piovesse, libri ridotti e/o strenne, gadget e ammennicoli. Quest’anno mi sono imbattuta solo nelle “tazze letterarie”, altre proposte non c’erano o non mi sono arrivate.
Chi se ne frega delle strenne, dirai tu, e dicevo lo stesso quando le vedevo, stavolta però mi sono mancate e ho capito che quando la strenna è un qualcosa di ragionato e intelligente in effetti ha il suo perché.
Le persone
Altra nota da rimarcare: l’affluenza. Un giovedì festivo, d’accordo, ma anche di mezzogiorno la gente c’era. Si camminava, ma per scambiare due parole con chi era agli stand ho dovuto sempre aspettare qualche minuto. Perché sì, si parlava anche, ed è stato bello chiacchierare random, con chi capitava e di cosa c’era lì e allora, in una dimensione umana, rilassata, curiosa e aperta.
La cosa è confermata anche dal comunicato stampa di chiusura della fiera:
Fra gli stand degli espositori la soddisfazione è evidente, soprattutto per l’aumento delle vendite e per la presenza di un pubblico documentato, che spesso è aggiornato sulle ultime novità pubblicate, sa cosa vuole acquistare e si fida dei consigli dei propri editori preferiti.
I romani, questo va detto, sono campioni nazionali di questo tipo di sport: va anche a loro merito il fatto che Più libri sia un evento così gradevole.
Gli editori e gli espositori da ogni dove si sono comunque abituati e adeguati, reagiscono bene alle tante domande “profumiere” dei curiosi, comunicando amore per i libri, per il proprio mestiere, e gioia di esserci.
Cito in chiusura le parole di Giovanni Peresson, che a un certo punto della conferenza, forse punzecchiato da Valerio, si è finalmente staccato dalle sue geometrie di dati per delle considerazioni che mi sono piaciute moltissimo.
Questa fiera è ormai qualcosa di più di un evento. È un rapporto con uno spazio, con un’esposizione. Dal punto di vista degli editori, è un processo, un laboratorio che permette loro di chiarire le proprie politiche, di presentare meglio i loro titoli, di definire progetti grafici ed editoriali, e di trovare spazio per cose che in genere, e in tutti gli altri eventi e presentazioni, non si ha la possibilità di fare, ad esempio condividere sforzi e informazioni con altri editori affini.
E ormai questa fiera è un appuntamento a sé: dopo quindici anni di attività, si prefigura come un viaggio sacro del romano, che a dicembre va all’EUR a incontrare gli editori!
Quel che è meglio, ha aggiunto Valerio, è che la fiera Più libri ormai è un laboratorio anche per i lettori.
Vero!
Per me è stata una bella parentesi nella breve trasferta romana, una ventata di parole e di belle proposte che come ogni anno porto nel cuore fino a Natale e oltre. Grazie agli amici che ho incontrato e conosciuto alla fiera, e viva #piulibri16!