Tra poche ore parlerò di utopia, attivismo e letteratura ecologista a una platea di persone sperabilmente ampia. Fatemi gli auguri, perché in questo momento sono emotivamente provata per le immagini della nuotatrice svenuta e della sua allenatrice che la salva.
Sono immagini che vedo appena apro uno schermo, che mi stanno crivellando. Sono immagini degne di figurare su un bassorilievo della Grecia classica, sono tragiche, simboliche, emblematiche, drammatiche, tutto insieme.
E quindi: perché cazzo continuate a diffonderle, a condividerle, a repostarle, con commenti francamente inutili e irrilevanti? (Il 99% dei commenti lì accanto appare così, non certo per irrilevanza intrinseca).
Perché continuate, perché vi ostinate a riempirvi la bocca e il gozzo di champagne, dolciumi, di cibo superlativo ed elaboratissimo, a prezzo di rendervi e renderci insensibili alla delicatezza di una mela, e alla fine persino alla ricchezza dello champagne stesso?
Non lo avete capito, che questa mancanza di continenza è una trappola evolutiva attentamente costruita, e che non possiamo, NON POSSIAMO più collaborare a questa sparatoria continua, a questa ammucchiata anestetizzante e oscena?
(Oscena, ob-scena, cioè che deve stare fuori dalle scene, deve, perdio, lo avevano capito quei rozzoni dei latini che non era solo per questioni di buoncostume).
Perdonatemi per il post istintivo e reattivo, la mia politica è di non farne, in questo caso magari può servire a qualcosa: stando sullo stesso registro della condivisione compulsiva e del commentuccio, magari questo mio singulto scomposto e dolente avrà una sua misteriosa efficacia, in virtù di assonanza o risonanza.
Scusatemi lo stesso. Tra poco, presto, chissà, magari lo cancello.
(Nota: il post sui social ha generato un confronto rispettoso e ricco. Per questo lo riporto anche sul blog: fissandone l’incompletezza e l’estemporaneità, e sperando che aiuti alla nascita o al prosieguo di nuovi percorsi di pensiero e di pratiche comunicative).
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