Sono lieta di condividere la notizia dell’uscita OGGI di un racconto di Mary Shelley, per la collana INNSMOUTH di Delos Digital.
Un editore, questo, che si conferma un punto di riferimento per le storie di genere in Italia, e non lo dico perché ci lavoro, semmai il contrario: ci lavoro perché li stimo immensamente.
Andiamo ora sul racconto, con qualche parola in più.
Mary Shelley è un’autrice con attaccata addosso l’etichetta della ragazzina, visto che ha scritto “Frankenstein” in un’età considerata acerba. Ma poi ha continuato a scrivere tutta la vita, vivendo di scrittura ed esplorando incubi e territori ignoti, con la potenza di chi attinge coraggiosamente dalla sfera del simbolo.
(L’ho un po’ raccontata in Duecento anni di Frankenstein e sei racconti romantici & gotici su Mary Shelley e il suo Prometeo moderno )
Questo “La ragazza invisibile” è del 1832, quando Shelley è già affermata (la prima edizione di “Frankenstein” uscì nel 1818, quella de “L’ultimo uomo” nel 1826) e ha già perso l’amato marito e tre dei loro quattro figli (il quarto, Percy Florence, le resterà accanto con amore fino ai suoi ultimi momenti).
L’impressione che ne ricavo è quella di un gioco sottile, quello che molte autrici hanno fatto con il gotico sin dalla sua nascita, e che le migliori menti fanno con la letteratura, in generale.
Ovvero: prendere un modo di raccontare (prendere un “genere letterario”) e usarlo in modo appropriato e brillante, per raccontare una storia; e allo stesso tempo, su un livello diverso, riflettere attraverso quella storia sul senso, il cuore, i confini del genere stesso, spingendolo al suo limite, dove c’è insieme un burrone e uno specchio.
Da non perdere!

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“Covidistan. Un diario di viaggio“