La questione della tesi su sé stesso è miserabile, in particolare quel mettersi nel titolo alla terza persona, ma il fatto è che la laurea su di Sé come Artista da Giovane non è esattamente un caso isolato o estemporaneo.
Sono anni che (quella che io immagino come) una specie di loggia di laureati in lettere c̷i̷ ̷r̷o̷m̷p̷e̷ ̷l̷i̷ ̷c̷o̷j̷o̷n̷i̷ ci propone assertivamente una forma di racconto, battezzata “nonfiction” in modo improprio e arbitrario, con cui c̷i̷ ̷a̷m̷m̷o̷r̷b̷a̷ ̷d̷i̷ ̷c̷a̷z̷z̷i̷ ̷l̷o̷r̷o̷ ̷ presenta vicende personali e familiari e autodipinge l’Artista da Giovane come Protagonista pur Reale.
Ne è pieno, lo Strega li ama, le interviste “parlaci ancora di te che hai scritto un libro su di te” fioccano, gli uffici stampa rombano, tutto normale, nessun rossore o imbarazzo registrato. Si innervosiscono pure, se fai notare la prevalenza delle loro storie du’ camere e cucina, perché la pubblicazione è un momento magico e così glielo guastiamo, stelline.
E insomma, ora che vi aspettate? Che dopo mille salamelecchi ai loro stracci e le aureole quadrate, questi poi restino umili?
