Festival del Romance 2023 / Ecco com’è andata!

Domenica 19 marzo ho partecipato alla terza edizione del Festival del Romance Italiano, organizzato da Lidia Ottelli, Serena Famà, KineticVibe e in collaborazione con diverse realtà del settore che hanno fatto da sponsor.

(Una di queste è il Collettivo Scrittori Uniti, guidato da Claudio Secci e Jessica Maccario, con i quali sto collaborando per la rivista “Spazio Lettura – Oltre l’Autore”, presto in uscita. Non ci siamo incontrati perché in giorni diversi: un abbraccio!).

L’esperienza per me è stata molto positiva.

Intanto, questa volta ho avuto degli aiuti eccezionali, che nella mia routine professionale, abbastanza solitaria, sono stati raggi di sole, dopo i quali mi sento cambiata e più felice.

Prima di tutto: grazie

Per questa occasione, in cui mi presentavo da sola, come editor e coach di scrittura, ho rinnovato le mie grafiche: grazie a Francesca Cavallero, grafica professionista (oltre che scrittrice SF Premio Urania!) che con attenzione, cura e velocità ha realizzato il mio logo, il biglietto da visita, il roll-up e il volantino pubblicitario.
Lavorare con lei per me è stata anche l’occasione di riflettere sul mio lavoro, su come presentarmi e su cosa voglio trasmettere, e le sono molto grata per avermi aiutata in questo lavoro maieutico. Grazie!

Il materiale è stato stampato da Cianosprint, copisteria di Milano che mi aiuta e mi supporta da sempre: e mi sopporta, direi anche, sempre con pazienza e rapidità. Stavolta sono riusciti a stamparmi le cose di venerdì pomeriggio, su file che ho mandato loro la mattina!
Con la raccomandazione di NON imitarmi, consiglio sempre a chi sia a Milano di rivolgersi a loro, sono un aiuto di qualità, e affidabile sempre!
Qui: Cianosprint Milano

Il mio tavolo è diventato immediatamente “quello dei palloncini”: grazie a mia nipote Giacinta, party planner, abbiamo sfoggiato un bell’arco colorato, giallo e nero come i miei loghi, che era visibile da qualunque parte del piano (se non avessimo avuto un soffitto, credo anche dalla luna!).
Quello e i suoi cioccolatini col logo sono stati l’apostrofo giallonero tra le parole “so’ la mejo”, quindi la ringrazio di tutto cuore per l’aiuto e l’allegria trascinante, e rimando chiunque abbia da far festa al suo sito: Mammacheparty di Giacinta Guida.

Marinela Dhamo è stata con me tutto il giorno, distribuendo volantini e sorrisi. Promoter esperta, Marinela non conosce il mondo dell’editoria, insieme ne abbiamo conversato come non mi capitava da tanto. Quando si è immersi in una specializzazione si tende a dare tante cose per scontate, e invece non lo sono: confrontarmi con lei è stato un altro regalo, oltre all’indispensabile supporto di averla con me tutto il giorno.

Anche Marinela fa parte della mia famiglia: avere accanto lei e Giacinta, per me, è stato importante in tanti sensi, la nostra famiglia ha sofferto forse più di altre, ma ora mi sembra di tornare a una nuova luce. Grazie!

Perché il FRI?

Ho portato alcuni miei titoli a scopo dimostrativo, ovvero: “La cospirazione dell’inquisitore”, pubblicato con Fanucci; “Nelson” e “Stratagemma Trentasette”, Delos Digital; “Oltre la soglia”, Watson edizioni. Più un paio di titoli romance di mie autrici e il “Prontuario dello scrittore” di Franco Forte, pensato per le tante autrici lì presenti.

Ma non ero lì per vendere libri. Avevo fini promozionali per la mia attività: questa è stata in pratica la prima volta che mi sono presentata con il mio nome, anziché andare come “Studio83 – Servizi Letterari” o con una delle tante realtà con le quali collaboro. Pensavo non fosse un gran cambiamento, però vedere il mio nome su un cartellone mi ha fatto un certo effetto!

Ho inoltre presentato un nuovo servizio: la consulenza letteraria.

Nuovo, a dire il vero, non è: faccio consulenze online da diversi anni, finora ho preferito limitarmi ad autori e autrici con i quali ci fosse già una conoscenza reciproca. Da ora in avanti, giusto il tempo di aggiornare i siti, la proporrò a chiunque ne abbia bisogno.

Al FRI, per chi ha preso il volantino, la consulenza ha un prezzo speciale. Quello normale sarà superiore, comunque non esoso, come sapete non metto mai prezzi stellari a ciò che propongo: anche se l’editing non è un bene essenziale alla vita, non mi pare giusto escludere chi non si può permettere grandi somme. Così, cerco sempre di bilanciare la quantificazione del mio lavoro, ad alta specializzazione e per me impegnativo, con ragionamenti che lo rendano accessibile.

Presto tutti i dettagli della consulenza!

Parliamo del FRI23

Il Festival quest’anno è stato funestato da un paio di sfighe: un concerto di Eros Ramazzotti al sabato ha reso difficile la vita di chi si muoveva in auto, e lo sciopero dei treni di domenica ha lasciato a casa diverse centinaia di persone che avevano già acquistato il biglietto. Una perdita non indifferente! E infatti, dopo l’alta affluenza di sabato, la giornata di domenica ha visto una quantità di persone inferiore alle aspettative.

L’organizzazione è stata attiva e capillare: sul posto c’erano molte e molti assistenti , che giravano con sollecitudine, accertandosi che tutto andasse bene e rendendosi disponibili a qualsiasi evenienza, organizzatrice compresa. Questo non è affatto un dettaglio da poco, ma indica passione e convinzione, e rassicura moltissimo chi espone.

Numerose espositrici, tra l’altro, erano autrici indipendenti, quindi forse meno avvezze a questo aspetto del nostro lavoro (scatole, vendita diretta, etc.), e comunque senza le “spalle coperte” rispetto a chi ha una redazione con la quale dividersi i compiti. Se la sono cavata alla grande, senza differenze rispetto a realtà più strutturate. La presentazione, i loghi, i titoli, i gadget erano ovunque molto curati e professionali.

Questo mi pare un cambiamento rispetto alla prima edizione (le ho fatte tutte e tre), quando c’era più affollamento (in spazi più piccoli) ed espositrici molto più variegate, alcune meno esperte. Dopo tre anni, penso ci sia stata una naturale “selezione” che ha visto la permanenza delle autrici e delle CE più motivate e insieme più “agguerrite”, quindi professionali ed esperte.

All’occhio di una visitatrice, penso che la cosa garantisca un effetto positivo e stimolante. E proprio il pubblico di lettrici è un aspetto prezioso e vitale di questa fiera: persone motivate, curiose, allegre, affabili, davvero quelle che una si augura di incontrare sempre.

Le lettrici del FRI erano lì con grande motivazione, pronte a confrontarsi e a scoprire novità sul loro genere preferito. A volte le fiere sono stancanti perchè si incontrano persone scocciate, distratte, che con atteggiamenti inequivocabili fanno capire di non voler essere avvicinate: al di là dei numeri di vendita, esperienze così ti levano la forza e la voglia. Ma non è proprio questo il caso: ogni persona che ho incontrato ha sempre risposto a saluti e approcci con un bel sorriso. Grazie, dunque, lettrici e lettori del Festival del Romance, ci avete dato una carica di energia positiva!

I risultati di vendita mi sono parsi generalmente buoni, grazie specialmente al sabato, con una conferma domenica, anche se frenata dalla minore affluenza: in proporzione comunque mi pare di poter dire che si è venduto abbastanza bene.

Presenze, persone, incontri

L’ambiente era allegro, gioioso, entusiasta di essere lì, e probabilmente anche molto competitivo; ma il mio status di “editor”, quindi fuori da dinamiche di altro tipo, mi consente di attraversare tutto con una certa naïveté che mi dà leggerezza e mi facilita la vita.

Il fatto poi che conoscessi diverse persone lì presenti ha reso questa giornata più preziosa.
Penso a Monica Peccolo, autrice indipendente che finora avevo conosciuto solo via social e mail, e che ho potuto conoscere de visu, ricevendo da lei dei graditi doni.
A Giulia Previtali, blogger-editora-recensora e chi più ne ha più ne metta, con la quale è sempre un piacere chiacchierare di editoria e progetti in essere.
A Liliana Marchesi, autrice e ora writing coach specializzata in self publishing, che proprio domenica festeggiava il primo anno di attività.
A Valentina Marcoli, libraia piemontese sempre piena di idee e di energia positiva.
A Linda Lercari Bartalucci, autrice romance tra le più apprezzate, e curatrice Delos Digital: averla vicina di tavolo ha reso la mia domenica decisamente più allegra, colorata e allo stesso tempo ricca di nuovi spunti di riflessione, vista la sua competenza.

Molte altre, autrici, lettrici e colleghe, le ho conosciute proprio domenica, e le saluto cordialmente, decisa a non lasciare cadere i nuovi fili con i quali possiamo creare nuove “trame”, sia sulla carta che nella vita.

Un paio di “mie” scrittrici che mi sono venute a salutare hanno arricchito ulteriormente la giornata, raccontandomi i loro progetti di scrittura e le considerazioni da lettrici sul Festival. Grazie!

Ciao da Marinela & Giulia!

Il genere romance: banalizzazioni e ignoranza

Sono fiera di aver partecipato sin dall’inizio a questa nuova impresa, il primo e unico festival nazionale dedicato al romance, che è ingiustamente vituperato troppo spesso e da troppo tempo.

Dopo tanti anni di lavoro con la scrittura di genere (oltre al romance, giallo, fantascienza, fantastico, etc.) non mi stupisco più della generale inconsapevolezza e ignoranza verso i tesori che si trovano tra questi scaffali (in parallelo aumenta la mia noia verso un mainstream sempre più incartato su sé stesso).

Tuttavia, rimango ancora stupefatta verso la disinvoltura con la quale si avanzano considerazioni al limite dell’offensivo verso il romance, verso chi ci lavora e chi lo legge.

Come gli scorsi anni, subito dopo un evento che ha avuto successo non è mancato l’articolo di ampia diffusione che ne ha parlato in modo svilente: si ricordano di quanto sia scadente qualcosa, giusto appena dopo che quel qualcosa è andato bene!

E, ripeto, nel caso specifico del romance trovo incredibile che lo facciano senza porsi nessun problema di correttezza o diplomazia, parlando senza filtri di “scarso valore letterario – e quindi una prosa sciatta, personaggi poco approfonditi, problemi nella struttura, sviluppi di trama prevedibili, eccetera”.

Non ho voglia di linkare l’articolo in questione, uscito su Il Post a firma di Marta Impedovo. Rilevo con dispiacere che non è la prima volta che sia mandata avanti una donna a svilire un settore a prevalenza femminile: è più sicuro, male che va lo si fa passare come uno scannarci tra noi… Alla giornalista però consiglio di non lasciarsi più andare a giudizi così tranchant, che rendono un pezzo giornalistico, questo sì, veramente sciatto.

Ed è un peccato, perché nell’articolo c’è poi un report con citazioni e considerazioni di chi era presente. C’era proprio bisogno di introdurle con un avviso di disvalore? Qual è il problema, si ha forse paura che parlare di romance senza specificare che “comunque oh, per me fa schifo!” possa inficiare la propria credibilità?

Sono domande, solo domande, aperte a qualsiasi risposta, perché magari anche a me sfugge qualcosa.

Self publishing, indie publishing e qualità

Mi sfugge, a dirla tutta, la facilità con cui si semplifica.

Da editor, sono perfettamente cosciente dei limiti di molto self publishing (altro bersaglio facile, in quell’articolo e in generale). Per questo parlo da anni di “indie publishing” o “pubblicazione indipendente“, indicandola e intendendola come una strada professionale e di valore; invece di usare in modo indifferenziato la definizione “self publishing”, che descrive semplicemente il meccanismo, senza distinguere tra gli approcci.

Permettetemi una parentesi autoreferenziale: io studio e seguo il settore da quando Amazon KDP non esisteva, sono stata tra le prime a usare Lulu.com in Italia, ho studiato la questione dall’inizio e direttamente dagli USA che l’hanno lanciata, quindi sono capace di includere nei miei ragionamenti la necessaria complessità di uno sguardo storico, oltre che tecnico.

Chi ne vuole parlare oggi, è capace di accogliere questa stessa complessità? Di apprenderla? Di vederla?

Vale anche per il genere letterario, materia dei miei studi accademici oltre che di una vita di amore libroso: il fatto che un genere richieda alcuni elementi fissi, delle ricorrenze e dei tòpoi codificati, ne fa autmaticamente un qualcosa di sciatto? O magari è il caso di imparare a differenziare il proprio ragionamento, ammettendo l’esistenza di misure di valore adattate allo specifico contesto specializzato?

Il FRI e il romance: dove si va?

In questa terza edizione del Festival ho registrato una “assenza” che, ammetto, un po’ mi è mancata: non c’è stato un vero programma di eventi, a parte i firmacopie. Per parlare di “festival” e non di “fiera” questo aspetto è prezioso, renderebbe più allettante l’entrata a pagamento e avrebbe anche un importante effetto benefico in più.

Penso alla “nostra” Stranimondi, la fiera del libro fantastico italiano: ogni anno a Milano raccoglie migliaia di appassionati, e oltre che intorno ai tavoli e ai firmacopie ci si ritrova in un fittissimo programma di panel tematici, che a volte si sovrappongono persino (noi ormai ci organizziamo in batterie, una va lì, una dall’altra parte, etc.) dando vita a irripetibili alchimie, e preziose occasioni di incontro, confronto, anche accesa discussione.

Questi momenti sono importanti per la consapevolezza di un intero settore, e quindi mi auguro per il settore romance, ancora abbastanza disomogeneo al suo interno, che sappia crearli.

Ecco cosa penso: le donne sono le colonne del mondo, e ovunque si trovino sono capaci di lavorare insieme, spalla a spalla, e far fiorire e prosperare una comunità. In questi festival la cosa già si vede: ora si può fare un passo in più e ragionare non solo come vicine di tavolo e colleghe, ma anche come parti di uno stesso villaggio, che al suo interno ha tante anime, ma che vuole la stessa cosa; e iniziare a costruire insieme questa percezione, per poi presentarla al mondo. Un programma di panel e confronti può essere un passo in questa direzione, insieme alla creazione di eventi simili, che si pongano come obiettivo il ragionare insieme in convivialità e solidarietà.

Gli articoletti svilenti, temo, ci saranno sempre… anzi, magari aumenteranno con l’aumentare del successo.

A quel punto la cosa sarà solo occasione di un brindisino in più.

Cheers!