Altro dolce frutto della stagione di lavoro: la collaborazione con il magazine La Directa, con un mio pezzo tradotto in catalano.
La richiesta dell’editor Adrián Crespo riguardava l’incrocio tra futuro, politica e arte del solarpunk: ho quindi scritto un articolo pensato per chi non lo conosce, e la redazione lo ha intitolato: “Manifesto solarpunk”.
Due anni dopo aver redatto il primo manifesto di Solarpunk Italia, mi sono quindi trovata alle prese con una seconda e impegnativa dichiarazione! Ma questo “Manifest” non è la mera cronaca di cosa è e non è un certo sottogenere letterario – chi se ne frega, alla fine, del nome e dell’etichetta.
Parliamo di futuro, di immaginario, e di riprenderci tutto.
Buona lettura! Gaudeix de la lectura!
“Siamo solarpunk perché le uniche altre opzioni sono negazione o disperazione” scriveva Adam Flynn nel 2014, in Appunti per un manifesto solarpunk su Hieroglyph. Dopo quasi dieci anni dalla pubblicazione di quello che fu uno dei primi pezzi teorici sul solarpunk, e dopo tre anni di Solarpunk Italia, possiamo andare oltre questa affermazione, che in fondo denota una mancanza di alternative comunque disperante, e aggiungervi un pezzo: “Siamo solarpunk perché scegliamo la strada della pace, della collaborazione, della solidarietà, della gioia. Siamo solarpunk perché è divertente. Siamo solarpunk perché vogliamo essere già ora quel futuro da lasciare a chi verrà.»
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Articolo originale in calatano su Directa.cat
