Oggi ricorre il centenario della nascita di Leonardo Sciascia.
Ho letto diversi suoi libri: ricordo in particolare “Il giorno della civetta” per l’assoluto spiazzamento che ho provato nel chiuderlo. “L’affaire Moro” per la complessità che ho percepito in quelle poche pagine. “La strega e il capitano” per essere stato il primo libro sulla persecuzione delle “streghe” che ho letto, rigoroso e umanissimo insieme. E “Il cavaliere e la morte”, nel quale ho sentito il senso di una catastrofe dolorosa nella quale ci si smarrisce con compassione, che nel mio elenco personale è stato una sorta di controcanto al primo, “Il giorno della civetta”.
Ecco, non mi sento in grado di aggiungere molto ai tantissimi contributi che certamente esistono, tranne la mia esperienza di lettrice giovane e onnivora che si è trovata tra le mani un gigante e ne è uscita con tanti punti interrogativi in più – dunque migliore.
Mi fa però molto piacere citare un tassello, ben meno ricordato, relativo all’esperienza di Leonardo Sciascia come scrittore e intellettuale attivo nella società e nella politica.
“Io pensavo, mentre Pannella mi parlava… pensavo a quel dialogo di Pasternak con Stalin, per telefono.
Una volta, Pasternak aveva chiesto di parlare con Stalin, per perorare la causa di Mandel’štam, il poeta che era stato arrestato.
E una sera suona il telefono, Pasternak va a rispondere, ed era Stalin. Parlando di Mandel’štam, molto duramente da parte di Stalin, a un certo punto Pasternak dice: ‘Vorrei incontrarvi’.
‘E perché?’ domanda Stalin.
‘Per parlare della vita, della morte.’
A questo punto, sente il telefono che si chiude: Stalin non voleva parlare ‘della vita, della morte’, si capisce.
Ecco, io ho pensato che bisognava parlare della vita e della morte in questo paese. E che ne parlassi io. Come… come scrittore la cui pagina è la più vicina all’azione che si possa immaginare.
Io so di essere questo tipo di scrittore, la cui pagina è al limite dell’azione. E allora la tentazione di entrare nell’azione diretta per me è forte.”
Questo raccontava Leonardo Sciascia nel 1979, ai microfoni di Radio Radicale, parlando di “questo fatto imprevisto della mia accettazione”, ovvero della sua decisione di accettare la candidatura alle elezioni politiche con i Radicali, propostagli da Marco Pannella.
Ricordiamo e ragioniamo anche su questo fatto, strategicamente dimenticato da tanti che lo celebrano: Sciascia fu uno “scrittore al limite dell’azione” e dopo esperienze locali mosse i suoi passi politici al fianco della forza più moderna e coraggiosa che esisteva allora: i Radicali.
Cliccando su questo link: “Archivio Sciascia” , accedi all’archivio di Radio Radicale con gli interventi di Sciascia (alcuni non ancora digitalizzati, molti altri sì).
L’intervento che ho citato è questo: “La scelta radicale di Leonardo Sciascia, le polemiche, la sua elezione, le censure…”
Che impressione ascoltare la sua voce, il parlare lento e riflessivo, la cadenza sicula. Che bello poter udire le sue analisi su fatti storici di cui ancora ci chiediamo tanto. Che roba pensarlo intervenire dagli scranni del nostro Parlamento.
(E qualcuno dallo stesso Parlamento ha oggi la faccia di dire che Radio Radicale non serve… ‘ominicchi’!)
Buon compleanno, Leonardo Sciascia #Sciascia100
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