“Addendum alla proposta di legge per il diritto all’autodeterminazione degli oggetti”: è il titolo del racconto uscito oggi per la nostra Futuro Presente – Delos Digital.
Il racconto è firmato da Sephira Riva: scienziata, ricercatrice e scrittrice di grande talento, che insieme a Gloria Bernareggi ci ha già abituatə bene scrivendo su Moedisia. Sephira Riva conferma le previsioni con questo esordio memorabile, che siamo fiere di pubblicare.
Una storia surreale basata sui tòpoi della fantascienza e sul linguaggio inclusivo.
Uno sgangherato laboratorio di ricerca nelle isole Svalbard. Una macchina per il controllo del clima che fa grandinare nei corridoi. Un trio di giovanǝ ricercatorǝ con un incarico impossibile: il reverse engineering di un manufatto extraterrestre, commissionato da alieni incorporei (anzi: alien* incorpore*, perché non conosciamo il loro sesso). Cos’è il reverse engineering? E che aspetto ha un alieno incorporeo? La geniale autrice esordiente Sephira Riva gioca con i topoi della fantascienza e con il linguaggio inclusivo, per raccontarci la storia più surreale mai apparsa su Futuro Presente.
“Addendum” è scaricabile qui: Addendum alla proposta di legge sul diritto all’autodeterminazione degli oggetti di Sephira Riva, Futuro Presente Delos Digital
“Addendum” vi spiazzerà, vi divertirà, vi appassionerà.
Futurama, Kurt Vonnegut jr., Sheckley, “La cosa” convertito in “Il Qualcosa”, alien* (forse sono tre, forse sono sette, forse hanno i tentacoli, forse no)… e soprattutto, “Addendum” è la prima opera italiana di narrativa ad applicare il linguaggio inclusivo.
Nel racconto, infatti, sono usate diverse grafie: gli alieni, che non si possono ascrivere a un genere definito o codificato (sono praticamente nuvole quantiche) sono indicati con l’asterisco. La scevà è impiegata per Nadia, che non si riconosce in un genere preciso e cambia identità a seconda dei giorni. La grafia del plurale neutro è lo scevà lungo: з.
(Per rubare il claim alla mia socia Elena Di Fazio: Futuro Presente arriva sempre per prima )
Ecco come Sephira spiega la sua scelta, in una intervista che abbiamo pubblicato sul blog di Studio83:
La fantascienza italiana, soprattutto quella femminile, sonda da anni i limiti del linguaggio. E il futuro vicino (il Futuro Presente!) lo costruiamo noi oggi, nei nostri laboratori, con gli stessi strumenti di astrazione richiesti dalla lingua. Quindi capisci che per me letteratura e scienza non possono che essere fuse insieme, due facce della stessa medaglia, due modi di andare a fondo al reale. Due discipline che hanno bisogno di etica!
Da “Intervista a Sephira Riva, nuova autrice per Futuro Presente!” sul blog di Studio83
Nell’intervista, raccontiamo anche il lavoro svolto con Sephira e come è nata la nostra collaborazione.
Il racconto sta già ottenendo molto interesse. Ne ha parlato, lo stesso giorno della sua uscita, il nostro amico (e autore Futuo Presente, a sua volta) Franco Ricciardiello in un post interessante, nel quale tocca anche lo stato dell’arte della fantascienza italiana in questo momento.
Già a partire dal titolo questo racconto lungo tenta di sfuggire alla classica titolazione della fantascienza italiana, che tanti danni ha causato non solo per l’autocensura di attenersi a un’etichetta facilmente riconoscibile (come avviene ancora più platealmente con l’estetica delle copertine), ma soprattutto per la banalizzazione e l’appiattimento al momento della traduzione: infatti a partire da metà del secolo scorso, gli autori anglosassoni si sono emancipati da questa sindrome del ghetto, ed è difficile incasellare un libro partendo dal titolo.
Sephira Riva invece sembra rifarsi più all’autonomia degli oggetti del surrealismo che alla sf, come se annunciasse uno spostamento dal feticismo del personaggio a… a cosa? L’oggetto, l’idea?
“Autonomia e autodeterminazione (degli oggetti)” dal blog “Ai margini del caos”
Qualche giorno dopo è poi uscita una bellissima recensione sul blog “La biblioteca di Zosma”:
Allora, ci sono una greca, un musulmano asperger, un cileno, unə non binariə e qualche alien* e sono tuttə scienziatə in un laboratorio di ricerca. Sembra l’inizio di una barzelletta e invece no, è l’ultimo racconto di Sephira Riva e SI PUÒ FARE! Scrivere di fantascienza con personaggi che non siano i soliti maschi bianchi etero che sparano agli alieni (anzi, alien*) di turno senza alzare un sopracciglio si può fare.
…e no, la correttezza politica (o political correctness che dir si voglia) non ha minimante rovinato la trama né reso la narrazione meno godibile, anzi, le dinamiche tra personaggə appaiono rinfrescate rispetto alle rigide strutture tradizionali, proprio perché rappresentano un cosmo inesplorato di nuove possibilità.
Dalla recensione di “Addendum” nel blog “La biblioteca di Zosma”
Insomma, spero che non ti lascerai scappare un racconto di poche pagine che rimescola in modo brillante tutte le certezze linguistiche alle quali siamo troppo abituat*, e che racconta una storia divertente e davvero godibile, frutto dell’esperienza diretta di un’autrice che ha davvero molto da dire, e il talento e gli strumenti teorici per farlo bene.
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