In questi ultimi mesi incappo più spesso del solito in grosse “delusioni letterarie”. Testi che inizio con buone aspettative e che mi si sgonfiano tristemente tra le mani.
Uno è stato “Come non fare niente. Resistere all’economia dell’attenzione” di Jenny Odell.
Non l’ho nemmeno terminato, quindi non dovrei esprimermi, ma non l’ho nemmeno terminato, quindi dico perché: mi è parso un concentrato di scoperte dell’acqua calda, presentate a chi legge in tono “vado all’università, ma hey, te lo spiego easy”; in più, condito di dettagli personali irrilevanti e passeggiate nel verde in stile “Walden che non ce la fa” e una messe di exempla anglosassoni coi paraocchi.
L’editore è Hoepli, ma sarebbe potuto essere Tlon, tanto per capirci: packaging furbo, vago profumo di erudizione, contenuti di conferma e confort, poco o nulla di radicale o analitico che impegni davvero lo cerebro.
Un altro: “Kalpa Imperial” di Angelica Gorodischer.
Idea davvero promettente, visto che si trarra di una collazione di racconti di cantastorie, su diversi episodi e fasi di un impero ultramillenario, che l’autrice ha elaborato sotto la feroce dittatura di Videla e successori: WOW!
E però, sin dalle prime pagine, qualcosa non funziona, non avvince davvero, non mantiene le promesse. La parabola del potere, la sua grandezza, la sua infamia, la mendacia del resoconto e la verità dell’invenzione… tutto questo non riesce a emergere davvero sotto uno stile pesante e di maniera, quasi distratto, che manderebbe al lastrico un cantastorie che lo adottasse.
Certo la traduzione è comunque un secondo livello di lettura, tuttavia, quando nell’arco di poche pagine ci troviamo ad alzare più volte gli occhi al cielo all’ennesima enumerazione per accumulo, la cosa è significativa. Inoltre i racconti non sono collegati (finora, sono a più di metà), risultano completamente indipendenti, non c’è il gusto del rimando, della tessitura.
Magari alla fine tutto si ricollega? Sinceramente, non so se riuscirò a finirlo. In tre pagine di Buzzati c’è più graffio e più emblema, e in un capitolo di Tanith Lee più ferocia e brivido di quanta ne abbia trovata in 200 di Gorodischer. Quindi magari tornerò piuttosto ai “Sessanta Racconti” o ai “Signori” della Terra Piatta. (Consiglio in particolare “Il Signore delle Illusioni”, ma se ci si arriva in climax dopo gli altri due è l’apoteosi).