Il Premio Italia va verso l’ultima fase: la finale, e poi la proclamazione dei nomi vincitori.
Diversamente dagli ultimi anni, stavolta non sono in finale, né tra le prime segnalazioni.
Eppure, ho svolto un lavoro con la rivista Lingua Italiana di Treccani proprio per la fantascienza. Un lavoro che unisse divulgazione di base e approfondimento, pensato quindi per lettrici e lettori di ogni livello di conoscenza. Un lavoro collettivo (ormai chi mi conosce avrà capito che do molto valore al lavoro congiunto) con lo speciale sul solarpunk che ha portato punti di vista nuovi su quelle pagine prestigiose. Un lavoro di scavo, con l’analisi dello strumento fantascientifico davanti a traumi incancellabili. Un lavoro di comparazione tra le fantascienze di Primo Levi e Luce d’Eramo per capirli di più anche attraverso la relazione tra le loro righe e le loro storie.
Non sono in finale, però… e quindi?
Sono dispiaciuta? Sono delusa? Sono sorpresa?
Assolutamente no: penso che l’assenza dipenda anche dal fatto che quest’anno non ho parlato molto, non ho dato risalto agli articoli, non ho chiesto la segnalazione, non ho ricordato questi contributi anche solo con un post in bacheca.
(Come mai? A causa di un rigetto crescente della comunicazione social e di una generale necessità di starmene in silenzio, per tentare l’ascolto di messaggi più sottili, di cui sento il bisogno.)
Essendo il Premio Italia un evento che riguarda una comunità, una comunità vera, che si scambia idee e in cui ci si conosce e ci si parla, trovo normale che, nel momento in cui si sta in disparte, l’attenzione venga un po’ persa; non per indifferenza o noncuranza, ma perché semplicemente è naturale prediligere, anche a parità di stima, la menzione di chi in quel momento si impegna di più a mantenere viva la conversazione: anche questo è un contributo, nel maremagno di sollecitazioni nel quale dobbiamo nuotare.
(…con questo non intendo dire che se avessi strombazzato promozioni sarei automaticamente in finale, né che chi vota badi solo a questo… capitemi!)
Scrivo tutto ciò perché sto leggendo post e discussioni interessanti sul Premio, e penso sia utile mettere in risalto l’aspetto comunitario di questo trofeo letterario: il Premio Italia non è legato solo a “La Qualitàh” (fatemi prendere in giro la banalizzazione che finge di non sapere che OGNI premio ha dinamiche interne e complesse!) ma a considerazioni che, INSIEME alla qualità e al valore, comprendono le relazioni, la presenza e partecipazione costruttiva, le correnti e sottocorrenti, i rispettivi apprezzamenti e rivalità.
Un trofeo così strutturato può certo presentare problemi: e però anche se lo si vuole migliorare lo si deve prima guardare per quello che è, con obiettività e chiarezza. Tutto qui.
Faccio i complimenti ai finalisti e alle finaliste e procedo al mio voto, senza negatività o delusione, ma con inalterata contentezza per l’esistenza di una realtà culturale, quella del fandom, che insieme alle spine dà anche molti fiori. Fiori su Marte, magari, ma in primis fiori qui, sul nostro bellissimo pianeta che le nostre voci possono cantare anche da “aliene”.
Viva la fantascienza italiana e viva anche il Premio Italia.